Secondo Alan Greenspan, l’uomo che per quasi vent’anni è stato al timone della Federal Reserve, “la politica monetaria ha fatto tutto quello che poteva, a meno che non si vogliano inserire ulteriori manovre di quantitative easing. Che non stanno aiutando molto, se si parla in termini di risultati che hanno prodotto”, oltre quello di aumentare il rapporto prezzo/utili sul mercato azionario.
“Non esiste una vera prova sul fatto che (i QE) stiano avendo un impatto sui prestiti o sull’economia”
Parole molto forti, se messe in relazione con la fiducia dimostrata anche nelle ultime occasioni da parte del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, per il quale gli effetti del Qe hanno impedito, ad esempio, una gravissima deflazione nell’Eurozona.
Per Greenspan “non c’è alcuna prova reale che [il Qe] stia avendo un impatto sui prestiti e sulla ripresa economica”. Inoltre, dichiarandosi in disaccordo con la direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, Greenspan sostiene che i tassi d’interesse negativi non abbiano un effetto positivo netto, o anche, detta altrimenti, che sono più un danno che un aiuto.
Anche in questo caso la critica è mossa alle banche centrali di Eurozona e Giappone, che ormai da tempo hanno intrapreso questa strada per favorire la circolazione del denaro.
I tassi negativi “fanno male nel senso che gli intermediari finanziari richiedono tassi d’interesse positivi, ma non me la prenderei con i tassi negativi, bensì con le politiche che ci hanno portato a questo punto”, dice Greenspan nell’intervista rilasciata all’emittente Cnbc.
I fattori che più preoccupano l’ex numero uno della Fed sono la scarsa crescita della produttività nella gran parte delle economie, con poche eccezioni di rilievo, mentre i profitti delle imprese tendono ad arretrare.