Economia

Greenspan: troppo welfare, poca produttività. Così sarà il disastro

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Troppo welfare: troppi programmi assistenziali negli Stati Uniti e poca produttività; di questo passo “andiamo verso il disastro”. L’ex numero uno della Federal Reserve, Alan Greenspan, sopra tutti timori che attanagliano la crescita globale e quella degli stessi Stati Uniti, vede il calo negli investimenti e nella produttività. E se la prende con i cosiddetti “entitlement programs”, ovvero con i programmi sociali di assistenza a favore di determinate categorie di cittadini, tra cui quelli noti con i nomi di Social Security -benefit erogati dal governo federale soprattutto ai pensionati -, Medicare -assicurazione medica federale – Medicaid, assistenza sanitaria a favore dei più poveri.

“Abbiamo un problema globale di carenza nella crescita della produttività, non è solo un problema degli Stati Uniti, ma di tutto il mondo”, dice Greenspan a Fox Business, “è ciò è causato dalla popolazione che ovunque nel mondo occidentale sta invecchiando, non stiamo mettendo da parte sufficienti risorse per finanziare questo fenomeno. Dovremmo registrare surplus federali subito, non deficit”.

I programmi assistenziali (entitlements in Usa), ad esempio, sono un capitolo di spesa piuttosto costoso per i governi:

Per Greenspan tali programmi divorano una parte di risparmi e perciò hanno ripercussioni sugli investimenti in conto capitale.

“Questi ultimi sono il problema fondamentale nella crescita della produttività, e la crescita della produttività da parte sua è il problema fondamentale nella crescita economica. Stiamo andando verso il disastro se non cambiamo questo stato di cose”, afferma l’ex presidente della Fed.

Il possibile scenario di una recessione negli Stati Uniti non preoccupa Greenspan quanto quello di una stagnazione che si preannuncia molto persistente.

“Il nostro problema non è la recessione, che sarebbe a breve termine. Penso che ci sia un problema molto profondo per la crescita economica a lungo termine”, l’ex presidente della Fed lo ribadisce con molta chiarezza: “quando nel mondo occidentale c’è una migrazione massiccia dall’essere un lavoratore a diventare un destinatario di benefit sociali”.