NEW YORK (WSI) – Che nella zona euro si nascondano forti disequilibri tra i paesi aderenti alla moneta unica non è un mistero. Uno di questi è quello riguardante la bilancia commerciale. Negli ultimi anni – si legge in un articolo di Business Insider – mentre l’export tedesco è schizzato verso l’alto, raggiungendo approssimativamente quello degli stati Uniti, paesi come l’Italia, il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna e la Grecia hanno vissuto un trend inverso, con un accumulo enorme dei disavanzi commerciali.
Partiamo dai numeri. Al momento, l’export tedesco è pari a circa 1.500 miliardi dollari. Un dato poco sotto ai 1.600 miliardi degli Stati Uniti. Tra i motivi che hanno alimentato questo trend, il contenimento dei costi di produzione. Anche se i salari sono generosi, la Germania è riuscita a mantenere sotto controllo i costi di produzione. Per capirci: il costo del lavoro per unità di prodotto – il salario necessari per produrre un bene – è aumentato del 5,8% nel periodo 2000-09, mentre equivalente in una fabbrica dell’Irlanda, della Grecia o dell’Italia è aumentato del 30%.
“Di fatto è come se la Germania avesse progettato un fatto “svalutazione” all’interno della zona euro” spiega l’articolo.
Ne consegue che tra il 2000 e il 2008, l’export tedesco è cresciuto del 65% mentre la domanda interna è rimasta praticamente pari a zero. In caso di fallimento di paesi come la Grecia, la Germania avrebbe forti ripercussioni economiche. Va ricordato – spiega l’articolo – che gran parte dei beni acquistati avviene a titolo di debito e se le nazioni debitrici dovessero andare in default, di fatto cesserebbe il “rubinetto del credito” per acquistare beni tedeschi o anche di altri mercati esportatori come l’Olanda e la Cina. “A quel punto – spiega l’articolo – a dispetto delle continue rassicurazioni, l’effetto contagio si manifesterebbe, eccome. E non solo nei paesi con alto debito, ma anche in quelli le cui esportazioni sono ora in ottima salute”.
Fonte: Fonte: Business Insider