ROMA (WSI) – Deputati e senatori del Movimento 5 Stelle sono arrivati intorno a mezzogiorno a villa Valente-ristorante La Quiete, un casale a Tragliata, località vicino Fiumicino. A bordo di due pullman e inseguiti da decine di automobili di cronisti, operatori e fotografi, i grillini sono arrivati nel luogo rimasto top secret fino alla fine, dove li attendeva il loro leader Beppe Grillo.
Dissenso
“Più Beppe Grillo nasconde le assemblee 5S più dimostra la crescita del suo dissenso interno. Sta passando dai Blog ai Gulag?”. E’ il duro attacco che Emanuele Fiano, responsabile del Forum Sicurezza del Pd, muove via Twitter al fondatore e leader del Movimento 5 Stelle.
Crimi: Grillo non sbaglia
“Grillo non sbaglia, è lungimirante”, dice Vito Crimi ai giornalisti, prima dell’incontro dei parlamentari M5s con il loro leader. Crimi assicura che l’organizzazione dell’incontro non è legata a chi, come come il deputato Curro’, ha dichiarato dissenso rispetto alla linea politica del movimento. “Non c’entra Curro’. Io con Currò ci parlo, certo che parliamo. Non ho mai detto che dibattito interno non c’è. Posso assicurare che la maggior parte dei messaggi che ricevo è di sostegno il che vuol dire che c’è solo una parte di contrari”.
Spento lo streaming
Dell’incontro tra Beppe Grillo e i 163 parlamentari del Movimento 5 Stelle si discute fin dalla scorsa settimana, dopo che Grillo aveva partecipato alle consultazioni con il presidente della Repubblica. Il luogo dell’incontro è stato tenuto rigorosamente segreto per evitare la presenza dei cronisti: niente live streaming, insomma, in curiosa contraddizione con l’esaltazione della trasparenza da imporre alla politica italiana.
Distinguo
Dopo aver ricordato nei giorni scorsi agli elettori del M5S che auspicano un accordo con il Pd di aver sbagliato voto, Grillo vorrebbe convincere deputati e senatori che non esistono opzioni politiche di governo per il Movimento. Da qui il contrasto aspro con posizioni come quelle del deputato Tommaso Currò, che in una intervista a La Stampa ha rivendicato la possibilità per i parlamentari del M5S di non limitarsi a eseguire le indicazioni che vengono da Grillo e di ritenere necessario il confronto con il Pd per la formazione del nuovo governo.
Su quest’ultimo punto pure Vito Crimi, capogruppo al Senato, ha scritto su Facebook che un esecutivo guidato da Pier Luigi Bersani, pur senza il voto di fiducia del M5S che ritiene non debba compromettersi con soluzioni di governo, sarebbe oggettivamente diverso dall’attuale guidato da Mario Monti.
Nomina
Ieri Nicola Biondo, giornalista freelance che collabora con L’Unità è stato nominato responsabile della comunicazione del gruppo del M5S alla Camera. Al Senato lo stesso ruolo è stato affidato la scorsa settimana al blogger Claudio Messora.
Colpa della Rai
Grillo, sul suo blog, torna intanto ad attaccare giornalisti e Rai: “Molti mi chiedono perché i partiti che hanno ridotto l’italia in una comprimaria e consegnato le prossime generazioni alla miseria e all’emigrazione hanno avuto ancora la maggioranza dei voti alle scorse elezioni. La risposta è che una parte della popolazione italiana vive in un gigantesco Truman show, la cui responsabilità va attribuita per intero ai giornalisti italiani, con le solite poche e, in un paese come il nostro, piu’ che lodevoli eccezioni”.
Prosegue il leader del M5S: “E’ in atto una guerra dichiarata contro la realtà, mistificazioni, allusioni, menzogne vengono sputate dall’informazione quotidianamente. E’ un’informazione di regime, totalitaria, simile alle purghe staliniane degli anni ’30. Un’informazione omologata in un
grande inciucio per mantenere privilegi, caste, parassiti sociali trasversali. questa peste che tocca e ammorba chi non ha altre fonti di informazione è pagata dalle stesse vittime attraverso i contributi (diretti e indiretti) ai giornali e dal canone e dalle tasse per la Rai”.
Per Grillo, il servizio pubblico “è il megafono dei partiti”, “la Rai va rifondata e trasformata in un servizio pubblico sul modello della Bbc senza alcun collegamento con i partiti, senza pubblicità, con produzione di contenuti di qualità sviluppati in prevalenza all’interno e non come ora affidati spesso a società esterne, sommando costi a costi. Il m5s proporrà in parlamento, come da programma, l’istituzione di un solo ca
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di Alessandro Trocino
ROMA (WSI) – Primo deputato: «Ma che è, ci portano allo zoo comunale?». Secondo deputato: «Bello, magari cantiamo pure “Dieci ragazze per noi, posson bastare”». Senatore: «Ma ci andiamo bendati?». Divertimento, ma anche sconcerto e ironia dolceamara per quella che si preannuncia come un’escursione a metà tra la scampagnata e la gita aziendale.
Stamattina un plotone di neoparlamentari a 5 Stelle si radunerà a piazzale Flaminio e salirà a bordo di un autobus (o forse più). Direzione: ufficialmente ignota. Nel senso che per evitare fughe di notizie, si è deciso di non rivelare a tutti il luogo dell’incontro con Beppe Grillo ma solo ad alcuni fidatissimi.
C’è chi dice i Castelli Romani, chi un hotel della periferia, chi L’Aquila. Comunque sia, il grande capo, anzi il «facilitatore» (come si è definito), non vuole la stampa in giro. Grillo (qualcuno prevede anche la presenza di Gianroberto Casaleggio) prenderà per primo la parola e, dopo il prevedibile monologo, porrà la fatidica domanda: «Qualcuno di voi non è d’accordo?».
Domanda non certo retorica, visto il clima di questi giorni. Clima montato ad arte dalla stampa, lamentano molti parlamentari, infastiditi dalle voci di dissenso interno. Eppure, dopo i timori iniziali, qualcuno comincia a prendere coraggio e a dire che così non va, che va bene la coerenza e il no al sistema dei partiti, ma tenere i voti in frigorifero alla lunga può congelarli per sempre.
Certo, la grande maggioranza rimane fedele alla linea e molti di quelli che vengono chiamati «dissidenti» sono in realtà parlamentari che non hanno intenzione di fare strappi. Che però la fronda stia prendendo consistenza è noto anche ai vertici. Tanto che è già partita la conta interna: sarebbero nove i parlamentari a rischio, pronti a votare la fiducia e a traslocare al gruppo misto. Più ampia la fascia dei generici insoddisfatti dall’intransigenza , quota che oscilla tra i 30 e i 40 parlamentari, su 163.
Tra chi ha votato in dissenso sul no a Bersani c’erano i deputati Mimmo Pisano, Matteo Dall’Osso e Tommaso Currò. Al Senato Alessandra Bencini. Si sono astenuti i friuliani Walter Rizzetto e Aris Prodani.
Ma poi le posizioni minoritarie si sono allargate, sul caso Grasso e sulla questione della lista di candidati premier da presentare o meno (32 sì e 10 astenuti). E così si sono aggiunte altre voci che chiedono più dialogo. Tra gli altri Mara Mucci (che minaccia querele a chi la definisce «dissidente»), Giulia Sarti e Vittorio Ferraresi. Critici anche i senatori Giuseppe Vacciano, Francesco Campanella e Stefano Lucidi.
Tancredi Turco, giovane avvocato veneto, non si nasconde: «Ho votato sì alla lista dei nomi. Avevo proposto di creare un gruppo di lavoro, individuare le personalità e contattarle. Siamo ancora in tempo per farli questi nomi: metteremmo con le spalle al muro il Pd».
Alessandro Di Battista, invece, è entrato nell’assemblea convinto della necessità di fare dei nomi e ha cambiato idea: «Del resto il dubbio è rivoluzionario, no? Io credo che facciamo bene a dire di no, è anche un gesto di coraggio rifiutare posti di governo. Il dubbio però c’è: meglio un uovo oggi o una gallina domani?». Currò è convinto della bontà dell’uovo subito. Del resto, lo aveva già detto in assemblea, in un intervento applaudito da quattro o cinque deputati, nel gelo della sala. Un solo collega si era alzato per stringergli la mano.
I senatori sono preoccupati e ieri il clima in Aula era tesissimo. Qualcuno ha apostrofato in maniera poco civile cronisti accusati di eccesso di critica.
Ma è anche la comunicazione interna, e tra loro il capo è Claudio Messora ad essere sotto accusa: «Andiamo sui giornali solo per le presunte divisioni e non per quello che facciamo», dice un senatore.
Per mettere ordine, si è deciso di creare una squadra intermedia tra i senatori e l’ufficio di comunicazione: un gruppetto di quattro, Sara Paglini, Lello Ciampolillo, Nicola Morra e Monica Casaletto. Ieri al Senato è stato anche il giorno delle nomine: sono stati eletti vicecapogruppo Elisa Bulgarelli e Luis Alberto Orellana, mentre il tesoriere è Sergio Puglia.
Sono stati presentati finalmente anche i primi progetti di legge: tre, depositati alla Camera da Roberta Lombardi, a cominciare da quello sull’abolizione dei rimborsi elettorali. Al Senato, invece, si lavora per presentare una proposta sulla legge elettorale, che comprenda le indicazioni della vecchia campagna «Parlamento pulito». Ma l’attesa è tutta per l’incontro con Grillo, che ieri ha attaccato ancora la stampa: «Siamo in un clima di informazione di regime e di purghe staliniane. Gli italiani vivono in un Truman Show. Proponiamo l’istituzione di un solo canale Rai».
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