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Grillo: “colpo di stato d’agosto”

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ROMA (WSI) – Il disegno di legge costituzionale voluto dal governo di coalizioni per instradare le riforme costituzionali è un “colpo di Stato d’agosto”, secondo quanto scrive sul suo blog Beppe Grillo, portavoce del Movimento Cinque stelle, perché di fatto deroga a un articolo della Carta, il 138.

Ieri il M5s ha indetto una manifestazione per il pomeriggio del 29 luglio, quando il provvedimento potrebbe arrivare in aula, davanti a Montecitorio contro “una riforma che modifica parti importanti della Costituzione in piena estate”.

I grillini – e anche Sel – accusano in sostanza la maggioranza Pd-Pdl-centristi di aver accelerato i tempi d’esame del ddl costituzionale non consentendo la discussione.

“Il vero obiettivo di questo governo è la distruzione dell’impianto costituzionale per poter cambiare le regole del gioco democratico e assicurare ai partiti il potere e la greppia di Stato”, scrive il comico e polemista ligure.

“Per cambiare la Costituzione senza impedimenti da parte dell’opposizione in Parlamento e senza il consenso dei cittadini, che ne sono i veri custodi, i partiti vogliono cambiare l’articolo 138, l’architrave”, aggiunge.

L’ARTICOLO 138 E LA BICAMERALE

L’articolo 138 indica che le leggi costituzionali devono essere adottate sia dalla Camera che dal Senato con due successive decisioni, una almeno tre mesi dopo l’altra e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Se poi entro tre mesi dall’approvazione un quinto dei membri di una delle due Camere, o cinque consigli regionali o mezzo milione di elettori lo richiedano, la legge va sottoposta a referendum. Esiste però una deroga: il referendum non si tiene se nella seconda votazione la legge è stata approvata da almeno i due terzi dei membri di ciascun ramo del Parlamento.

Il ddl presentato dal governo istituisce un “Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali composto di venti senatori e venti deputati, nominati dai presidenti delle Camere”, in sostanza una bicamerale cui spetterà di elaborare i progetti di riforma.

SPUNTA LA “DEROGA” COSTITUZIONALE

Tale ddl Costituzionale dovrà essere votato con la procedura prevista dall’articolo 138, quindi con i tre mesi di intervallo tra una votazione e l’altra di entrambe le Camere.

Ma nel ddl costituzionale, all’articolo 4, si dice che il progetto o i progetti di legge che usciranno dalla bicamerale dovranno essere approvate con un intervallo non minore di un mese, e non di tre come prevede l’articolo 138, introducendo di fatto una deroga costituzionale, come poi precisato nell’articolo 6: “Il procedimento di cui alla presente legge costituzionale si applica esclusivamente ai progetti di legge assegnati al Comitato”.

All’articolo 5, il testo prevede però, in cambio, che sia possibile sottoporre le riforme a referendum – qualora venga richiesto – anche se il progetto di legge costituzionale dovesse essere approvato con i due terzi dei membri di ciascuna Camera.

Ieri intanto il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello ha sollecitato il Parlamento a concludere entro la pausa estiva l’esame del testo, perché altrimenti verrebbe compromesso l’obiettivo dei diciotto mesi per completare l’iter delle riforme, come indicato dal premier Enrico Letta nel suo discorso di insediamento.

Il risultato è che la commissione Affari Costituzionali ha rinviato il ddl sul finanziamento ai partiti, tra le contestazioni di M5s e Sel, anche se il governo ha detto che vorrebbe che anch’esso fosse votato prima delle ferie. (Reuters)