ROMA (WSI) – “La Repubblica, quella che si dice democratica e fondata sul lavoro, ieri è morta”. E’ lapidario e allo stesso tempo torrenziale Beppe Grillo, sul suo blog. “Pensi al sorriso raggiante di Berlusconi in Parlamento- prosegue Grillo – risplendente come il sole di mezzogiorno, dopo la nomina di Napolitano, e ti domandi come è possibile tutto questo”.
Blue Sunday
“Pensi ai processi di Berlusconi, a MPS, alle telefonate di Mancino, ai saggi e alle loro indicazioni per proteggere la casta. Sai che alcuni di loro diventeranno ministri. Ti viene lo sconforto. Tutto era stato predisposto con cura. Un governissimo, le sue ‘agende’ Monti e Napolitano, persino il nome del primo ministro, Enrico Letta o Giuliano Amato, e un presidente Lord protettore dei partiti. Uno tra Amato, D’Alema o Marini avrebbe dovuto essere l’eletto. Rodotà ha rovinato i giochi”.
Piano B
“Ed ecco – aggiunge Grillo – il piano B con il rientro di Napolitano che fino al giorno prima aveva strenuamente affermato che non si sarebbe ricandidato. E di notte, in poche ore (minuti?) si è deciso (ratificato?) il presidente della Repubblica e la squadra di governo. Chiamala, se vuoi, democrazia. L’Italia ha perso e, non so perché, mi viene in mente il pianto disperato di Baresi dopo la finale persa ai rigori con il Brasile nel 1994. Il MoVimento 5 Stellle è diventato l’unica opposizione, l’unico possibile cambiamento. Il Partito Unico si è mostrato nella sua vera luce. Noi o loro, ora la scelta è semplice. Coloro che oggi sono designati al comando della Nazione sono i responsabili della sua distruzione. Governano da vent’anni. Per dignità dovrebbero andarsene, come avviene negli altri Stati”. Insomma, o gli uomini e le soluzioni indicati dal Movimento 5 Stelle, o la rovina apocalittica.
La speranza grillina
“Chi sbaglia paga. E chi persevera paga doppiamente. Entro alcuni mesi l’economia presentera il conto finale e sara amarissimo. Dopo, però, ci aspetta una nuova Italia”, conclude il comico genovese.
A mente fredda poco prima, negli studi di Agorà, Rai Tre, Stefano Fassina prova a tornare sui tumultuosi eventi degli ultimi giorni: “Invito anche i parlamentari del partito di Grillo ad essere molto attenti. Se sono indicato come golpista, in questa situazione drammatica, è facile che qualcuno possa arrivare ad atti estremi”.
Chi non la pensa come Grillo è un traditore
“Sono pronto a pagare sul piano politico: non verrò rieletto, il Pd crollerà in termini elettorali… – è il ragionamento di Fassina – Questo fa parte della democrazia e chi fa politica si assume la responsabilità. A preoccuparmi però non è questo ma il fatto che non venga rispettata la mia posizione, che venga negata la dignità delle posizioni degli altri. Siamo arrivati al punto che, se esprimo una posizione diversa da quella di Beppe Grillo, sono un traditore. Questo è fascismo, non è democrazia”.
La piazza non è l’Italia
“Sabato 738 parlamentari – ha sottolineato – rappresentavano decine di milioni di cittadini; non stavano lì impropriamente e le loro posizioni vanno rispettate. La piazza, con la quale voglio comunque confrontarmi, è importante ma non è l’Italia”.
Il Pd 2.0
“Deve ripartire da una questione morale, poi di cultura politica e organizzazione delle classi dirigenti. Non siamo stati all’altezza del passaggio che avevamo di fronte e che non puo’ essere risolto semplicemente con un ringiovanimento della leadership”.
“La direzione che Renzi indica è quella giusta – ha continuato Fassina – Va fatto con un lavoro collegiale. I problemi che abbiamo avuto e che abbiamo scaricato in modo
inaccettabile sull’elezione del presidente della Repubblica sono dovuti al protagonismo di troppi ‘io’ e alla disattenzione verso l’interesse del Paese”.
No ad un Monti bis senza Monti
Quanto all’esecutivo, per Fassina Rodota’ potrebbe entrare nella compagine di governo “perche’ rappresenta un elemento di dialogo con una parte importante del Parlamento e dei cittadini”, cosi’ come Fabrizio Barca e un sindaco non Pd. “Vorrei un governo che possa essere riconosciuto da tutte le forze parlamentari e che parta da un’agenda che serve all’Italia. Non funzionerebbe una riedizione di un governo Monti senza Monti, che parte da un’agenda che ha dimostrato di non funzionare”. (Agenzie)