Bill Gross, fondatore ed ex Ceo di Pimco fra i maggiori esperti del mercato dei bond è convinto che i segni che tradizionalmente prefigurano le recessioni, ancora popolari negli staff delle banche centrali, non siano più affidabili. Il popolare asset manager lo ha scritto nella sua ultima lettera mensile ai clienti precisando che alla base di questa considerazione c’è il livello d’indebitamento di aziende e famiglie a livelli sempre più elevati.
Storicamente, con dimostrazioni a conforto nei casi del 1991, 2000 e 2007-2009, le recessioni sono state preannunciate dall’azzeramento dello spread fra i rendimenti dei treasuries trimestrali con quelli decennali. Al momento, essendo tale spread vicino a quota 80 punti base (abbastanza lontano dallo zero dunque), “i funzionari della Fed credono che una recessione non sia in vista”.
In un altro passaggio Gross, di Janus Henderson Investors afferma che “l’aderenza di Yellen, Bernanke, Draghi e Kuroda, tra gli others, ai modelli storici standard come la regola di Taylor e la curva di Phillips hanno distorto il capitalismo come un tempo lo conoscevamo, con conseguenze sconosciute in agguato nell’ombra dei prossimi anni”. Il frutto di tale fedeltà ai modelli, dal punto di vista delle politiche monetarie ha portato alla ben nota espansione dei bilanci delle banche centrali, che hanno acquistato titoli per oltre 15mila miliardi di dollari.
Una volta raggiunto il fondo della curva dei rendimenti, la successiva risalita e il contestuale rialzo del costo del denaro è tanto più insostenibile quanto più elevato l’indebitamento di famiglie e imprese, che rischiano l’insolvenza. Ciò che Gross tiene a sottolineare è che mentre alla curva dei rendimenti dei Trasuries trimestrali mancano 85 punti base per appiattirsi, un incremento di pari entità nel mondo attuale dei tassi d’interesse rappresenterebbe un raddoppiamento del costo di finanziamento a breve termine.
“Lo stesso incremento prima delle recessioni del 1991, 2000 e 2007-2009 avrebbe prodotto una aumento tassi a breve pari al 10-20%”. In sintesi, la normalizzazione dei tassi, nel contesto attuale potrebbe avere conseguenze inedite e andrebbe compiuta con “cautela”.