La guerra commerciale, con il presidente Usa Donald Trump che ha deciso di imporre dazi su acciaio e alluminio e le crescenti tensioni con gli altri Paesi, potrebbe portare alla morte del dollaro. Lo scrive Hugo Salinas Price in un’analisi sul sito “Silver Coin for Mexico”, a seguito della firma del provvedimento sui dazi da parte di Trump.
“Trump crede che i dazi faranno una magia e impediranno al resto del mondo di approfittare indebitamente degli Stati Uniti”, si legge, “vendendo i loro beni negli Usa in cambio di un grosso flusso di dollari. Secondo Trump, questo comportamento nefasto da parte del resto del mondo sta causando un disavanzo commerciale enorme, portando centinaia di miliardi di dollari fuori dal paese. La visione di Trump è che questo è semplicemente “ingiusto”.
Salinas Price sostiene che senza deficit commerciali il dollaro non può più essere la riserva valutaria mondiale e richiama un po’ di storia. Con gli accordi di Bretton Woods, nel 1945, gli Stati Uniti, vincitori della Seconda guerra mondiale, costrinsero il resto del mondo ad accettare il sistema del gold exchange standard, con tutte le monete ancorate al dollaro e il dollaro a sua volta agganciato all’oro. Ma nel 1971 la riserva di oro degli Usa era gravemente ridotta e si passò al Dollar Standard dove tutto ruota attorno al dollaro.
“Da allora, l’unico modo per le banche centrali di Paesi stranieri di possedere dollari è che le loro economie vendano agli Stati Uniti”, spiega Salinas Price, “L’unico modo per vendere agli Stati Uniti è “sottomettere” i produttori statunitensi (…) Se Trump vuole rendere difficile per i paesi stranieri ottenere i dollari di cui hanno bisogno per sostenere le loro economie, le sue decisioni recenti minano il privilegio esorbitante stabilito dagli stessi Stati Uniti, nel 1945, e rafforzato nel 1971. Se i paesi non sono in grado di ottenere dollari per le loro riserve della Banca Centrale, dovranno cercare un sostituto”.