La guerra commerciale intrapresa da Donald Trump contro la Cina è stata una pessima idea. E l’economia americana ne pagherà le conseguenze in termine di crescita già dal prossimo anno.
È unanime la posizione di un gruppo di settanta economisti sentiti dall’agenzia stampa Reuters, secondo cui l’economia statunitense si espanderà a un ritmo robusto nei prossimi trimestri ma rallenterà fino al 2% entro la fine del 2019.
Nel dettaglio delle previsioni, gli economisti stimano una crescita del Pil usa ad un tasso annualizzato del 3,1 percento questo trimestre, in leggero aumento rispetto al 3,0 percento previsto lo scorso mese. In lieve calo invece la crescita di fine anno: le attese sono per un aumento del Pil del 2,8% nel quarto trimestre.
“È stata una decisione pessima. Anche se non così negativa da gettarci in recessione, a meno che non si traduca in crollo della fiducia”, ha detto Jim O’Sullivan, chief economist presso High Frequency Economics.
Smorza i toni Jamie Dimon, presidente e amministratore delegato di J.P. Morgan Chase, secondo cui la disputa sul commercio e l’aumento delle tariffe tra gli Stati Uniti e la Cina “più che una guerra è una schermaglia commerciale”:
“Donald Trump ha ragione a sollevare le questioni sulle pratiche del commercio equo con la Cina“, ha detto in un’intervista alla CNBC, anche se ha aggiunto avrebbe potuto usare una strategia diversa per risolvere il problema.
Dal punto di vista delle Borse, Charlie Robertson, Chief Economist Renaissance Capital, pensa che:
“La guerra commerciale risulta particolarmente negativa per i mercati emergenti. A mio avviso man mano che ci avvicineremo alle elezioni di mid-tem statunitensi, vedremo Donald Trump dichiarare una vittoria sulla Cina. A quel punto le tariffe verranno cancellate e le Borse dei mercati emergenti entreranno in una fase di rally per alcuni buoni mesi”.