La guerra dei dazi USA-Cina, ufficialmente partita oggi, avrà riflessi anche sull’economia italiana anche se al momento i giudizi degli osservatori restano divisi e nulla è certo prima di capire quali saranno le relative alleanze: la Cina ha già chiesto all’Europa di allearsi contro gli USA, ma Bruxelles sta trattando con Trump una “esenzione” per le proprie auto.
“Ovunque vengano applicati i dazi, le transazioni diventeranno più costose e probabilmente ci sarà un rallentamento dei volume commerciali. Probabilmente anche altri settori potrebbero subire alcuni effetti secondari difficili da misurare. Questo a sua volta danneggerà la fiducia delle imprese in linea generale all’interno dei settori interessati. Inoltre, l’incertezza sull’escalation dei dazi danneggerà ulteriormente il sentiment aziendale” osserva Esther M Baroudy, Portfolio Manager Global Equities, State Street Global Advisors.
Ma torrniamo all’Italia. Tra le prime vittime della guerra commerciale tra USA e Cina ci sarebbero anche i falsi formaggi italiani prodotti negli Stati Uniti: dal parmesan al provolone fino alla mozzarella, colpiti dalla ritorsione di Pechino alle misure protezionistiche di Trump appena entrate in vigore. E quindi secondo la Coldiretti, che rappresenta una parte degli agricoltori italiani,
“l’Italia potrebbe avvantaggiarsi della situazione”, dopo che le esportazioni di formaggi Made in Italy nel paese asiatico sono cresciute del 27% in quantità nel 2017 raggiungendo il massimo storico.
Lo stop cinese colpisce una vasta gamma di prodotti agroalimentari a stelle e strisce – dai formaggi alla soia, dal mais al grano, dallo yogurt al burro, dal riso alla carne di maiale e di manzo, fino a pollame, pesce, nocciole e frutta e verdura come arance, patate, pomodori, asparagi, melanzane – ed offre chance di crescita anche per il settore ortofrutticolo italiano, ma Coldiretti esprime anche preoccupazione per l’andamento del commercio di alcuni prodotti base (soia, sorgo, carne) che hanno già conosciuto crolli sui mercati internazionali.
Preoccupazione viene espressa da Confagricoltura:
“Questo potrebbe essere, purtroppo, solo l’inizio. Le due parti, infatti, hanno dichiarato di esser pronte ad estendere la guerra a colpi di tariffe e ritorsioni fino ad un valore di 50 miliardi di dollari”, ha ricordato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “In queste condizioni possono saltare i normali flussi commerciali, con possibili conseguenze sui prezzi”, ha aggiunto, affermando che “il sistema agroalimentare ha molto da perdere in una escalation dazi e ritorsioni su scala mondiale”.