Non si è fatta attendere a lungo la risposta cinese ai dazi al 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio dagli Sati Uniti. Ieri Pechino ha introdotto i dazi su 128 prodotti made in Usa per un valore annuo complessivo pari a 3 miliardi di dollari.
Lo ha riferito il ministero del commercio cinese, in cui si sollecita Washington “a revocare le misure protettive che violano le regole del Wto” e a “riportare i rapporti bilaterali sui relativi prodotti alla normalità”. La Cina ha anche promesso ritorsioni “della stessa scala e intensità” dei dazi che verranno imposti dagli Stati Uniti.
Le misure decise dagli Usa contro acciaio e alluminio sono “un abuso delle clausole di sicurezza” del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, e colpiscono seriamente il principio della non discriminazione nel sistema multilaterale del commercio, ha rilevato il ministero nella nota postata sul suo sito Internet, raggiungendo che “gli interessi della Cina sono stati seriamente danneggiati”.
Il ministero delle Finanze ha fatto suo lo schema che prevede una doppia serie di dazi: al 15% su 120 beni, tra cui la frutta come mele a mandorle), e al 25% su carne di maiale e derivati per un valore nel 2017 di 1,1 miliardi di dollari che fanno della Cina il terzo mercato Usa di riferimento.
Nonostante il ministro delle finanze cinese abbia indicato di non voler aumentare le tensioni, la Cina sta inviando un messaggio chiaro: ovvero che non starà a guardare di fronte alla decisioni Usa. A seconda della risposta dell’amministrazione Trump – dicono alcuni economisti – questa potrebbe essere la punta dell’iceberg di una lunga guerra commerciale.
Lo scontro è destinato a inasprirsi sull’approvazione attesa da parte di Trump di altre misure fino a 60 miliardi di dollari che includono 1.300 beni importati dalla Cina, tra tlc, hi-tech e aerospazio. Lo scorso anno i prodotti agricoli americani finiti sui mercati cinesi hanno totalizzato i 20 miliardi.
Il 2017 ha visto Pechino registrare un surplus verso gli Usa di 275,8 miliardi, pari al 65% del totale. Il disavanzo nei dati del Census Bureau di Washington è stimato invece in ben 375,2 miliardi.
Pesanti le ripercussioni sul mercato azionario con Wall Street che ieri ha segnato il peggiore inizio di aprile dalla Grande Depressione degli anni ’30 del secolo scorso. Il tutto è successo dopo un marzo che e’ stato per gli indici americani il mese peggiore dal gennaio 2016.