Entra nel vivo la guerra del gas con la Russia. Dopo le minacce, Mosca passa ai fatti e chiude i rubinetti del gas a due membri della Nato: Polonia e Bulgaria, colpevoli di non essersi piegati alla richiesta di pagare in rubli.
La situazione è precipitata ieri nel giro di poche ore. Prima un botta e risposta affidato agli annunci dei media polacchi e della Tass nel tardo pomeriggio, poi PGNiG, l’azienda dello stato polacco che si occupa della gestione del gas, ha detto di avere ricevuto comunicazione dell’interruzione delle forniture da parte dell’azienda statale russa Gazprom, a partire dalle 8 del mattino di oggi. Il mese scorso Gazprom aveva deciso che tutti i paesi considerati “non amici” – in seguito alle sanzioni per l’invasione russa dell’Ucraina – avrebbero dovuto pagare il gas in rubli, ma PGNiG si era rifiutata di farlo.
Stessa sorte è toccata alla Bulgaria. Nella serata di ieri, Gazprom ha informato Bulgargaz, la società statale bulgara che gestisce il gas, di avere deciso l’interruzione delle forniture a partire da mercoledì 27 aprile. Il ministero dell’Energia del paese ha detto che valuterà altre soluzioni per l’approvvigionamento di gas e che non ci saranno nell’immediato limitazioni per industrie e privati. Il 90 per cento circa del gas utilizzato in Bulgaria viene importato dalla Russia.
Tutto questo mentre la Germania – ha fatto il ministro dell’Economia Robert Habeck, “a giorni” sarà in grado di rinunciare al petrolio russo – affermando che “un embargo oggi è diventato gestibile per la Germania”. Il Governo tedesco è infatti riuscito a ridurre la dipendenza da Mosca ad appena il 12% (dal 35% di prima dell’invasione dell’Ucraina) individuando approvvigionamenti alternativi.
Schizzano i prezzi del gas
La crisi improvvisa ha fatto accelerare il prezzo del gas sui mercati europei: ieri sera il metano è schizzato fino a 107 euro al megawattora, con un aumento massimo del 17%. Il prezzo del gas sul listino di riferimento di Amsterdam ha poi provato ad assestarsi attorno a quota 100 euro. I riflettori si sono così riaccesi sull’urgenza di misure a livello europeo per proteggere cittadini e imprese schiacciate da bollette sempre più pesanti.
Caro energia: Spagna e Portogallo pagheranno di meno
Oltre al nodo delle scorte e dell’indipendenza energetica dalla Russia da risolvere il prima possibile, i timori legati al caro-energia restano vivi in tutta Europa. La prima apertura di Bruxelles è arrivata ad appannaggio di Spagna e Portogallo, che dopo trattative lunghe e complicate hanno strappato il via libera Ue alla richiesta di limitare il prezzo del gas sulla penisola iberica. Andando cosi’ a tagliare la bolletta elettrica di circa il 40%. Madrid e Lisbona potranno fissare un tetto massimo di 40 euro a megawattora (MWh) al prezzo all’ingrosso per poi salire progressivamente fino a raggiungere i 50 euro nella media dei dodici mesi in cui la misura d’emergenza sarà attiva. Una vittoria politica a cui guardare, secondo gli osservatori, anche per chi, come l’Italia, da settimane insiste per un price cap generalizzato per tutta l’Unione.