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Guerra Hamas-Israele, i social di Netanyahu e l’effetto “rally around the flag”

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L’account X di Benjamin Netanyahu è cresciuto in pochi giorni del 9% incrementando la platea dei follower di ben 205 mila unità. In verità, da sabato 7 ottobre quando è scattato l’assalto armato di Hamas, tutti i canali social del premier israeliano hanno fatto registrare un notevole incremento di follower, così come sono cresciute le percentuali di coinvolgimento dei contenuti pubblicati. Ecco l’analisi.

Il precedente: il caso della crescita degli account di Zelensky

Un fenomeno peraltro già ampiamente visto a febbraio del 2022, quando gli account e i post del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, avevano registrato dei picchi di attenzione mai registrati in precedenza. Nei giorni successi all’invasione russa gli account del presidente ucraino si erano dilatati notevolmente e l’engagement, che registra quando ogni singolo canale coinvolge il pubblico dei follower, era decisamente molto più alto della media dei mesi precedenti.

Lo stesso fenomeno lo stiamo osservando in queste ore con gli account ufficiali del premier Netanyahu, infatti, oltre ai follower di X crescono a doppia cifra anche quelli che seguono l’account di Instagram, con 44 mila nuovi arrivi, e la pagina Facebook che segna un incremento in quattro giorni di altri 16 follower.

Crescita dei follower, un sintomo di solidarietà dell’opinione pubblica digitale

Un atteggiamento che può essere tranquillamente spiegato con una duplice linea di interpretazione: la crescita dei follower è un sintomo della vicinanza e della solidarietà dell’opinione pubblica digitale nei confronti della comunità israeliana, è una conseguenza di quello che nel 1970 il politologo statunitense John Mueller definì l’effetto rally around the flag, cioè, in un momento di forte difficoltà per un paese scatta l’automatismo emotivo di volersi idealmente stingersi attorno alla sua massima figura rappresentativa.

La crescita esponenziale, perché maturata in poche ore, dei follower di Netanyahu sono una conseguenza emotiva di questo particolare atteggiamento. Al pari, c’è una seconda e parallela spiegazione di queste perfomance, follower da un lato ma non di meno engagement dall’altro, che riguarda la ricerca di notizie di prima mano, di aggiornamenti ufficiali sul conflitto in corso.

La ricerca di notizie di verificate e istituzionali

La preoccupazione di chi naviga la rete è di evitare di condividere notizie false, di alimentare la disinformazione, per questi motivi si sceglie di seguire gli account istituzionali. Del resto, diverse testate online, tra le quali CNBC, hanno già evidenziato come dall’inizio dell’attacco e della controffensiva da parte di Israele, “filmati di rapimenti e operazioni militari si sono diffusi a macchia d’olio sulle piattaforme di social media, incluso X, anzi proprio la disinformazione sulla piattaforma ha reso più difficile per gli utenti valutare cosa sta succedendo nella regione, durante il fine settimana, X ha contrassegnato diversi post come fuorvianti o falsi, ma decine di post con gli stessi video e didascalie non sono stati contrassegnati dal sistema di X”, secondo una prima revisione da parte della stessa CNBC.

Quindi, come già abbiamo avuto modo di vedere con la guerra in Ucraina, anche in questo caso i canali ufficiali dei rappresentati istituzionali coinvolti guadagnano una notevole attenzione da parte dei follower.