Il mercato valutario è diventato così importante nelle scelte di portafoglio, che Geraldine Sundstrom dice di non aver mai visto nulla di simile in carriera. È la conseguenza dell’impatto sulle performance di mercato che sta avendo la guerra valutaria mondiale in atto.
Secondo la managing director e gestore di un fondo da un miliardo e 100 milioni, il GIS Dynamic Multi Asset fund di Pimco, gli effetti della globalizzazione e il contesto di tassi di interesse bassi hanno aumentato la volatilità sui tassi di cambio, a tal punto che una decisione sbagliata rischia di spazzare via i ritorni da investimento.
La “guerra fredda valutaria“, come la definisce la manager ha per esempio avuto come causa un rafforzamento dell’euro insolito l’anno scorso. La moneta unica è salita da 1,05 dollari fino a sopra la soglia di $1,20. Questo ha avuto un impatto sugli utili dei gruppi esportatori e ha anche limitato la performance positiva dell’indice paneuropeo Euro Stoxx 50 al +6,5%. In confronto l’indice S&P 500, favorito dal dollaro debole, ha portato a casa un +19,4%.
“È la prima volta in carriera in cui il Forex ha un impatto così profondo nella selezione degli attivi” da inserire in portafoglio, si è lamentata Sundstrom. “È incredibile che l’Europa abbia registrato la crescita economica più forte degli ultimi due decenni ma che il mercato azionario non abbia fatto gran che”.
La manager ha inoltre sottolineato che negli ultimi due anni gli scambi sul valutario sono stati il fattore più importante dei rendimenti dei portafogli di investimento. Questo l’ha convinta a coprirsi da eventuali cattive sorprese in quasi il 100% dei casi per gli attivi denominati in euro e sterline.