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Guerra valutaria terminerà con il ritorno al sistema aureo

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NEW YORK (WSI) – Malgrado le parole rassicuranti di Draghi, complice la guerra valutaria in atto, massicce quantita’ di lingotti e contratti di oro stanno passando di mano da ovest verso est.

Le esportazioni del metallo “non monetario” (ovvero escluse le operazioni delle banche centrali) sono balzate del 43% in dicembre rispetto al mese precedente, attestandosi a 4 miliardi di dollari, secondo i dati pubblicati dal Dipartimento del Commercio americano.

Si tratta della somma piu’ alta e del rialzo mese su mese piu’ elevato negli Usa da settembre 2011. Allora l’oro si era attestato a una quota record di $1.920 l’oncia. Circa meta’ dei 4 miliardi sono da ascrivere a Hong Kong.

Il G7 ha ribadito l’impegno a non varare politiche volte a cambiare i tassi di cambio, che solo i mercati possono far oscillare.

Le belle parole spese secondo cui le politiche fiscali e monetarie non devono essere dirette alla svalutazione della moneta nazionale, tuttavia, non sempre corrispondono ai fatti.

Non e’ un segreto che le poltiche di Usa e Giappone abbiano l’obiettivo di tenere basso il valore di dollari e yen, per far fronte agli ostacoli di un contesto di grave crisi economica e commerciale.

Le preoccupazioni circa le pressioni inflative e la guerra valuario hanno aumentato nettamente il numero di voci favorevoli al ritorno di un tasso di cambio fisso e di un sistema auereo.

L’analista di TCW Group Komal Sri-Kumar e Michael Woolfolk di Bank of New York Mellon sono interventui ai microfoini dell’emittente americana Bloomberg per parlare del tema.

Alla domanda sul rischio di finire in un periodo di “inflazione diffusa in tutto il mondo nei prossimi anni”, entrambi gli analisti convengono nel dire si. Il rischio e’ reale cosi’ come lo e’ quello di una perdita’ di credibilita’ delle banche centrali.

La risposta al nodo della guerra valutaria e dei rischi inflativi generalizzati che offre Komal Sri-Kumar e’ molto semplice, almeno quanto drastica: un ritorno al sistema aureo.

“Non sarebbe tanto diverso da quanto fu dal 1945 al 1971”. Allora il pianeta viveva in prosperita’ e il sistema funzionava alla perfezione. “C’era crescita economica e c’era certezza e stabilita’ in termini di quali erano i tassi di cambio”.

“Anche sul breve termine non c’e’ nulla da guadagnare con questa lotta alla svalutazione”. Anche gli Stati Uniti ci hanno provato. Come? “Con i programmi di allentamento straordinario di Quantitative Easing – numero uno, due e tre all’infinito”. E qual e’ il risultato?. “Non abbiamo una crescita economica sostenibile”.

L’oro dovrebbe essere fissato sopra i livelli attuali di $1.675 l’oncia.