New York – Le scommesse rialziste sul petrolio da parte degli hedge funds sono balzate al record dal 2006. Di fatto, stando a quanto risulta dal rapporto settimanale Commitments of Traders stilato dal Commodity Futures Trading Commission, nella settimana terminata lo scorso 22 febbraio i fondi speculativi hanno aumentato le loro posizioni lunghe nette del 30%, a 240.572 tra futures e opzioni.
Secondo quanto precisa Bloomberg, si tratta di un valore mai testato dopo il giugno del 2006, e successivo al rally che il petrolio WTI ha segnato la scorsa settimana, salendo a quota 100 dollari al barile per la prima volta in più di due anni, dopo la riduzione dell’output di greggio da parte della Libia, terzo maggiore produttore di petrolio dell’Africa.
“I money manager stanno osservando la situazione e si stanno rendendo conto che i problemi in Medio Oriente sono ben lontani dall’essere risolti – commenta Carl Larry, direttore generale di Oil Outlooks & Opinions con sede a Houston, in Texas – I margini di rialzo (delle quotazioni del petrolio) sono illimitati, e tutto dipende da quanto la situazione peggiorerà. Realisticamente, un Wti a 150 dollari al barile è inevitabile in un clima di rivoluzione, e se i problemi intaccheranno l’Arabia Saudita si potrà arrivare a 200 dollari al barile e oltre”.
Anche Bill O’ Grady, responsabile strategist presso Confluence Investment Management in St Louis, non esclude un effetto contagio che alla fine potrebbe contagiare la stessa Arabia Saudita. “Esiste la possibilità che le proteste si espandano ulteriormente e minaccino il resto dell’area, inclusa l’Arabia Saudita”.
Mentre, riguardo alla situazione in Libia, “c’è ancora incertezza e il paese potrebbe essere sull’orlo del collasso”.