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Huawei, Cina accusa Usa: “dietro l’arresto di Meng, volontà di fermare avanzata gruppo”

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L’arresto di Meng Wanzhou, direttore finanziario di Huawei e figlia del fondatore Ren Zhengfei, continua ad innervosire i mercati che temono un’influenza negativa della vicenda sulla tregua commerciale raggiunta tra Usa e Cina durante lo scorso G20  a Buenos Aires.

Pechino, che già ieri aveva bollato l’arresto di Meng come una “violazione dei diritti umani”, va all’attacco e accusa Washington, attraverso un editoriale il quotidiano di regime Global Times: “È ricorsa a un deprecabile approccio da canaglia per fermare l’avanzamento di Huawei”.

Analoga la ricostruzione del China Daily secondo cui gli Stati Uniti stanno facendo tutto quello che possono per contenere l’espansione del colosso della telefonia nel mondo.

Mentre le autorità di Pechino chiedono la liberazione della manager, si susseguono le indiscrezioni sulle accuse che hanno determinato l’arresto. Secondo alcuni rumors, la manager avrebbe messo a punto, complice il colosso finanziario HSBC, una struttura finanziaria volta a fare affari con l’Iran aggirando l’embargo americano.

A proposito della tregua commerciale tra Usa e Cina, ieri il presidente americano Donald Trump, alla fine di una giornata altamente volatile a Wall Street, senza fare alcun riferimento al caso all’origine del sell-off – l’arresto della direttrice finanziaria del colosso cinese Huawei, si è detto “d’accordo” a una dichiarazione secondo lui fatta dalla Cina.

Nel tweet Trump ha citato la nazione asiatica con la seguente frase:

“I team di ambo le parti stanno avendo comunicazioni e stanno cooperando bene. Siamo totalmente fiduciosi che un accordo possa essere raggiunto entro i prossimi 90 giorni”. Alla fine della frase lui si è detto “d’accordo”.

I future a Wall Street non hanno reagito, restando in calo dello 0,1-0,3% a seconda dell’indice considerato. La seduta di ieri per l’azionario americano si era conclusa con Dow e S&P in leggero calo e Nasdaq Composite in rialzo.