La società di telecomunicazioni cinese Huawei cita in giudizio gli Stati Uniti per il bando sull’utilizzo dei propri prodotti e servizi da parte delle agenzie federali. L’annuncio è arrivato dal presidente di turno del gruppo, Guo Ping, dalla sede centrale del colosso cinese, a Shenzhen. Huawei considera incostituzionale una parte della legge voluta dal presidente Usa Donald Trump per bandire la tecnologia cinese dal Paese. Secondo la Cina il divieto non è stato deciso a seguito di un processo.
“Questo divieto non è solo contrario alla legge, ma impedisce a Huawei di operare in una competizione equa, danneggiando, in ultima analisi, i consumatori statunitensi”, ha proseguito Guo.
Guo ha anche accusato gli Usa di aver hackerato i server della società e rubato email. Secondo il governo di Pechino gli Stati Uniti vogliono bloccare Huawei e hanno “forti motivazioni politiche” per agire contro il gruppo. A dicembre 2018 la direttrice finanziaria di Huawei Meng Wanzhou è stata arrestata in Canada, per volontà degli Stati Uniti, che ne hanno chiesto l’estradizione.
Il capo di accusa principale è la violazione, da parte di Huawei, dell’embargo commerciale imposto all’Iran con la vendita di prodotti per le telecomunicazioni che utilizzano brevetti statunitensi sotto licenza. L’annuncio sulla causa agli Stati Uniti segue di poche ore l’apparizione in tribunale in Canada della direttrice finanziaria della società .
Già da prima dell’arresto le agenzie di intelligence e l’amministrazione Usa hanno preso provvedimenti contro la società di telecomunicazioni. La paura è quella di attacchi informatici e operazioni di spionaggio da parte della Cina attraverso i prodotti di Huawei.
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