Citi l’ha chiamata “spirale della morte”, è quella che attanaglia l’economia globale in questo mese, e che allunga l’ombra dell’orso sui mercati azionari. Che fare, dunque? Dopo l’avvio complicato del 2016 gli asset tipicamente rischiosi sembrano aver perso appeal, meglio navigare sui porti sicuri, anche se alcuni di essi non sono quelli più prevedibili. Cnbc ha tracciato i dieci asset che hanno reso bene da gennaio.
- Oro
“Uno degli sviluppi chiave quest’anno è stato il forte rally sui prezzi dell’oro”, afferma Simon Derrick, chief currency strategist presso BNY Mellon. Il bene rifugio per eccellenza torna di moda dopo anni in fase calante, grazie allo stress dei mercati che spingono nella direzione più solida possibile. -
La Slovacchia
L’indice azionario slovacco, un mercato di dimensioni contenute, è cresciuto da inizio anno del 9%. L’economia del paese è piuttosto robusta (si prevede per il 2016 un rialzo del Pil del 2,8%, superiore alla media dell’Eurozona). I volumi scarsi e la poca capitalizzazione di mercato fa sì che pochi osservatori prendano la borsa di Bratislava in considerazione. -
Biotika
Sempre sulla piazza slovacca brilla la compagnia di biotecnologie Biotika, che da inizio anno ha registrato un rialzo del 44%, la migliore prestazione del listino di Bratislava. La società capitalizza 52 milioni di dollari. -
Newmont Mining Corporation
La società di estrazione mineraria, inclusa nel listino S&P 500, è uno dei rally dell’azionario americano: in un anno il rialzo è stato del 40% forte dell’esposizione della Newmont al mercato dell’oro. Il target price di Deutsche Bank sul titolo è di 28 dollari, rialzato dal precedente, di 26 dollari. -
Randgold Resources, Anglo American e Glencore
Le compagnie minerarie quotate a Londra nelle ultime settimane hanno ripreso quota: Glencore è cresciuta del 42% da inizio anno, forte di un calo del prezzo delle commoditiy che potrebbe aver raggiunto il termine. Rispetto al prezzo dell’Ipo, le quotazioni Glencore restano corrette del 74%. -
Michael Kors
Il marchio, noto per la produzione di borse, ha segnato la gran parte dei suoi guadagni in un solo giorno, quando il 2 febbraio i risultati molto superiori alle attese hanno spinto in alto il titolo di oltre il 20%. In un anno il rialzo è stato del 41%, per quanto al momento il titoli sia più in basso del 43% rispetto al massimo storico di inizio 2014. -
La borsa thailandese
Lo Stock exchange della Thailandia da gennaio è cresciut del 4,3%, un risultato che riflette il fatto che la valuta nazionale fosse eccessivamente deprezzata l’anno scorso, secondo Paul Gambles, managing partner presso Mbmg International. Allo stesso tempo avverte: “Le blue-chip, che attirano la maggioranza degli investitori stranieri, portrebbero non essere ancora prezzate economicamente, e potrebbero avere innanzi un anno molto difficile”. -
Lo yen giapponese
La moneta nazionale del Giappone ha sperimentato un rafforzamento che dai 120 sul dollaro è passato a 113,07: ora che le misure espansive di politica monetaria sono state scontate dal mercato lo yen è tornato un porto sicuro. -
Titoli di stato
Un altro dei tipici asset di rifugio sta diventando richiesto al punto da promettere rendimenti negativi anche nel caso dell’obbligazione a scadenza decennale del Giappone, piombata sottozero per la prima volta a febbraio. -
Jiangsu Jingshen Salt & Chemical Industry
Mentre il listino di Shanghai ha riservato brutte sorprese non può dirsi lo stesso per alcune new entry: fra queste brilla la Jiangsu Jingsen che rispetto al prezzo dell’Ipo di inizio anno è cresciuta del 250%.