I certificati continuano a guadagnare terreno, vedendo crescere sempre di più la schiera di chi li considera ormai uno strumento indispensabile per navigare sui mercati. Questi prodotti finanziari infatti sono sempre di più un asset strategico nella composizione dei portafogli degli investitori. Lo dimostrano ancora una volta i numeri, ad esempio quelli forniti da ACEPI, che vedono nel 2020 una buona tenuta del mercato primario italiano in termini di volumi, nonostante l’anno particolarmente sfidante. Numeri in calo rispetto al 2019, che è stato un anno di record assoluto per volumi scambiati, pur confermando il trend di crescita rispetto al 2018 e agli anni precedenti.
Le ragioni del successo di questi prodotti sono molteplici, dai rendimenti bassi, se non negativi del mercato obbligazionario che non riesce più a soddisfare la fame di rendimento degli investitori, alla maggiore volatilità del mercato azionario.
Vediamo allora più nel dettaglio quali sono le principali ragioni che hanno permesso a questi prodotti di affermarsi sul mercato.
Sicuramente una delle principali ragioni del loro successo risiede proprio nella possibilità di offrire alternative di investimento che consentono agli investitori di attuare varie strategie: protezione, ricerca di rendimento, diversificazione. Il certificato è quindi in grado di soddisfare le esigenze più disparate degli investitori e di evolvere con le loro necessità.
I certificati rappresentano forse per gli investitori privati lo strumento finanziario più flessibile e customizzabile in circolazione.
Da un punto di visto tecnico, un certificato è un derivato cartolarizzato. Che significa? Semplice, è una combinazione di strumenti derivati impacchettati da un intermediario finanziario, nella veste di strutturatore, in un unico strumento con un proprio profilo di rischio rendimento. E il primo punto di forza sta proprio nelle infinite possibilità di combinare le opzioni in un prodotto finanziario.
Se questo è un aspetto intrinseco al certificato stesso, vi sono invece due ragioni esogene e legate al contesto di mercato che giustificano la crescita impressionante di questo mercato: rendimenti obbligazionari e volatilità del mercato azionario. Volenti o nolenti, le politiche accomodanti delle banche centrali, impegnate direttamente ormai da diversi anni a sostenere le economie occidentali hanno portato ad una totale sterilizzazione dei Titoli di Stato. E la mancanza di cedole si è fatta sentire, soprattutto in Italia, il Paese dei bot people.
La fame di rendimenti ha quindi favorito lo sviluppo e la crescita veloce dei certificati d’investimento che come noto pagano premi periodici condizionati o incondizionati, come nel caso dei Cash Collect. I recenti dibatti su un eventuale ripresa dell’inflazione non sembrano presentare una minaccia per la crescita di questi investimenti in quanto rinforzerebbe il bisogno degli investitori di fare ricorso ad investimenti alternativi con maggiore possibilità di rendimento.
Altra variabile che ha spinto sia i prodotti d’investimento che i certificati a leva è poi il comportamento del mercato azionario, a sua volta intrecciato a quello del mercato obbligazionario. Infatti, il crollo dei rendimenti del reddito fisso ha portato con sé enormi flussi verso l’azionario, una delle poche asset class in grado di soddisfare la fame di rendimenti degli investitori. Questo però ha reso molto più nervoso il risk asset che è diventato più difficile da gestire per i non addetti ai lavori, con continui cambi di direzioni e maggior volatilità (2020 docet).
Anche in questo caso, la possibilità di avere protezione condizionata o incondizionata del capitale con i certificati d’investimento o la possibilità di sfruttare la volatilità a proprio vantaggio con i certificati a leva, ha avvantaggiato questi prodotti.
Il merito va dato anche agli emittenti che hanno lavorato tanto negli ultimi anni per migliorare sia la trasparenze informativa che la quantità di materiale, fondamentale per imparare a capire come funzionano questi prodotti nelle loro molteplici sfaccettature.
In questo contesto in continua evoluzione si inserisce un nuovo operatore, Spectrum Markets che non solo crede fermamente nelle potenzialità di questi prodotti ma fin da subito ha portato innovazione nel mondo dei certificates, di cui possono beneficiare sia gli investitori che gli emittenti. La borsa pan-europea dei certificati infatti non applica commissioni all’investitore e l’emittente paga a seconda dei flussi effettivi relativi al suo strumento.
Inoltre, gli investitori hanno visibilità sugli effettivi volumi degli scambi in ogni momento di acquisto o vendita e possono dunque comprare o cedere la propria posizione ad un prezzo migliore rispetto a quello che pensavano essere un buon riferimento.
Massima disponibilità anche in termini di sottostanti e soprattutto, la possibilità di negoziare i certificati 24 ore su 24, 5 giorni su 5. Non solo Spectrum si rivela essere all’avanguardia tecnologicamente, grazie all’implementazione di una struttura più snella che opera attraverso gli standard tecnologici più elevati e focalizzata su specifici target e prodotti.
L’ISIN degli strumenti è unico e accessibile a tutti i paesi nei quali il mercato è operativo, offrendo un importante vantaggio per i broker e i market maker affiliati, così come per i trader: un unico ISIN fa confluire gli ordini e crea maggiore liquidità, garantendo un unico prezzo e una maggiore efficienza e trasparenza. Gli ordini possono essere gestiti in maniera bilaterale, senza dover ridefinire le proprie posizioni attraverso Clearstream e abbattendo così i costi amministrativi.
Spectrum Markets infrange la soglia dei 2 mln di ordini
Mese di febbraio da record per Spectrum Market che ha annunciato di aver superato la soglia di 2 milioni di ordini eseguiti, pari a 585 milioni di certificates scambiati. Un traguardo che è stato raggiunto a distanza di 18 mesi dal suo lancio, confermando inoltre la popolarità della funzione che permette la negoziazione 24/5.
La possibilità per gli investitori individuali di rispondere rapidamente e in qualsiasi momento alle notizie che accadono è stata di forte impulso finora alla crescita di Spectrum, i cui volumi di scambio al di fuori degli orari tradizionali (ovvero tra le 17:30 e le 09:00) in febbraio si sono attestati al 37,6%. Prosegue dunque la solida crescita della borsa pan-europea.