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(WSI) – Gli ordini, di varia entità, sono transitati ieri e martedì sui desk obbligazionari londinesi. Tra i compratori ci sarebbero anche alcune sgr italiane. L’oggetto delle transazioni ha un nome che fa ancora venire la pelle d’oca ai risparmiatori italiani: Tango-bond. Per l’esattezza, questa volta si tratta dei «Boden», i titoli di Stato collocati martedì 19 luglio dalla Repubblica Argentina.
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Il bond, denominato in dollari, è stato riaperto per 442 milioni (scadenza 2012 e cedola del 7,99%) e immediatamente rastrellato da Jp Morgan, Citibank e Deutsche Bank (che hanno acquistato il 91% dell’emissione). Poi, le stesse case d’investimento l’avrebbero girato a diversi fondi europei, che devono rispettare il benchmark, dove l’Argentina pesa per circa il 2 per cento. Il punto è: in Italia chi ha comprato? Dai desk londinesi suggeriscono tre nomi: Nextra, Aletti Gestielle e Mps Asset Management. Le ultime due hanno smentito ogni acquisto.
Tuttavia, secondo quanto risulta a Finanza & Mercati, Mps Asset Management aveva in portafoglio i «Boden» in questione fino a pochi mesi fa. Li aveva acquistati poco dopo la prima emissione: Buenos Aires collocò il titolo nel 2002 per risarcire il default sui conti correnti argentini. Inoltre, alcuni operatori non escludono che le banche italiane possano avere operato attraverso sgr di diritto lussembrughese o irlandese, che presentano meno vincoli rispetto a quelle del nostro Paese.
Nel frattempo, prende sempre più forma l’ipotesi di una riapertura dello swap sui Tango-bond in default. Secondo fonti vicine a Bank of New York, l’istituto che lo scorso febbraio ha coordinato la ristrutturazione del debito sovrano, il presidente Nestor Kirchner starebbe pensando di lanciare l’operazione tra febbraio e aprile del prossimo anno. Il concambio sarebbe più basso del primo swap, poiché non prevederebbe l’iniziale mini-rimborso cash e neppure le obbligazioni indicizzate al pil argentino.
Di fronte a un’offerta simile che consigli darebbe la Task Force Argentina ai risparmiatori? Cinque mesi fa il presidente Nicola Stock fu categorico nell’invitare gli italiani a boicottare l’Ops. Il risultato è che 250mila investitori (che nei Tango-bond avevano investito ben 8 miliardi di euro) sono rimasti con carta straccia in mano. Proprio a questi investitori, ieri, si è rivolto Gianfranco Fini. «Non li abbandoneremo», ha detto il ministro degli Esteri dopo un vertice con Stock. Il capo della Tfa ha invece annunciato la costituzione di una società-veicolo, che rappresenti i risparmiatori in un eventuale arbitrato contro l’Argentina. Sempre che gli stessi risparmiatori non preferiscano ai tribunali la seconda Ops di Buenos Aires.
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