Inizia oggi l’esame di Maturità 2023. Un esame che da sempre rappresenta una tappa importante per i giovani verso l’età adulta, dal momento che dopo questo esame li attendono decisioni importanti: innanzitutto, la scelta tra iscriversi all’università o andare a lavorare in un mercato del lavoro sempre più complesso. Ecco un ritratto dei giovani di oggi.
Giovani in calo
I giovani in Italia sono sempre meno, per effetto dell’andamento demografico del nostro paese, che ha visto aumentare gli anziani e diminuire i giovani. Il “Bollettino Adapt” n. 6, pubblicato il 13 febbraio 2023, riferisce dell’invecchiamento della popolazione italiana, tanto che l’età media della popolazione negli ultimi 25 anni è salita da 38 a 44 anni. Secondo le previsioni dell’Istat, entro il 2036 il nostro perderà il 7,4% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni. Un calo solo parzialmente compensato dalla forte crescita della popolazione straniera.
L’occupazione giovanile
Per quanto concerne i giovani e il lavoro, è molto gettonato il ritornello che non abbiano più voglia di lavorare. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore Claudio Amendola che, intervistato da “Gambero Rosso” a inizio maggio, in occasione dell’apertura del suo locale “Frezza Cucina de Coccio” nel centro di Roma, ha tuonato:
”Il lavoro è fatica… oggi i giovani non vogliono proprio fare i lavori che facevamo noi’‘.
E’ quello che la giornalista Eleonora Voltolina nella prefazione al libro “Gioventù bloccata. Il difficile passaggio dalla scuola al lavoro in Italia” definisce il “filone colpevolista” al problema della disoccupazione giovanile. Che non considerano che i giovani quando finiscono di studiare o lasciano prematuramente gli studi, si trovano dinanzi un mercato del lavoro più complesso di quello che hanno trovato i loro genitori, con una giungla di contratti, molta più concorrenza e fame di competenze sia hard che soft da parte delle imprese. Competenze che lamentano di non trovare: i dati del bollettino del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal nel febbraio 2023 dicono che il mismatch tra domanda e offerta di lavoro riguarda il 46,2% dei profili ricercati, ossia circa il 6% rispetto all’anno precedente.
Colpa di mondo della scuola e delle imprese che si parlano poco e male. E che rende difficile il passaggio dall’uno all’altro. Lo vediamo riflesso dapprima nei lunghi tempi di ingresso nel mercato del lavoro (3,9 mesi per i laureati e 4,8 per i diplomati, dicono i dati di Almalaurea e Almadiploma relativi al 2022) e poi nei lunghi tempi per il passaggio da un contratto precario a uno a tempo indeterminato: l’Istat rileva infatti che a 4 anni dal conseguimento del titolo, ha un lavoro precario il 63,2% dei diplomati, il 52,8% dei laureati triennali e il 41,9% dei laureati specialistici. Una stima sui dati EU-SILC attesta una durata media della transizione dalla fine degli studi a un lavoro regolare nel nostro paese di 2,35 anni (28 mesi), contro 4 mesi in Gran Bretagna, 5 in Austria e 11 in Polonia.
Una maggiore apertura e mobilità dei giovani
Se da un lato il mercato del lavoro italiano risulta poco accogliente per i giovani, c’è da dire anche che possono emigrare all’estero più facilmente di prima e cercare fortuna altrove. E non mancano di farlo: il 41,6% degli italiani emigrati all’estero nel 2021 ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, nonostante la pandemia ha fatto scendere le partenze del 25,6%, dice il rapporto “Italiani nel mondo 2022” della Fondazione Migrantes. Inoltre, tra il 2013 e il 2020 gli italiani laureati che emigrano all’estero sono saliti del 41,8%, certifica la Corte dei Conti. Delfina Licata, capo redattrice del rapporto della Fondazione Migrantes, intervistata sul tema da Sky TG24 spiega:
“I giovani sono i protagonisti principali degli spostamenti nell’anno (giovani e giovani adulti per il 42%); da una parte sono ragazzi che hanno problemi di occupazione in Italia e che quindi tentano la fortuna all’estero con la ricerca di una occupazione che realizzi il loro sogno concretamente rispetto a quella che è la formazione che li ha contraddistinti in Italia, dall’altra ci sono anche coloro i quali tentano un percorso migratorio di vita per meglio specializzarsi nella lingua, nella professione, durante il loro periodo anche di formazione”.
Inoltre, i giovani possono studiare le lingue più facilmente di prima: a scuola, con corsi privati, soggiorni all’estero, app e, perchè no, anche con musica e film in lingua originale. Sono anche nella condizione di informarsi con maggiore facilità grazie al web, alle app e anche all’intelligenza artificiale.