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I miliardi che potrebbero essere raccolti dai Pir nel 2020

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I Piani individuali di risparmio (Pir) ritornano in pista, dopo lo stop forzato del 2019.

Per la nuova versione di questi prodotti finanziari, introdotta dalla legge di Bilancio 2020, la raccolta per questo anno è attesa a 3 miliardi di euro. La stima è contenuta in una ricerca dell’ufficio studi di Ir Top Consulting, dal titolo “Pir di terza generazione: stima dell’impatto su Aim Italia per il 2020 ed effetti nel triennio 2020-2022”.

A fine 2017, nel primo anno di introduzione dei Pir di prima generazione, i capitali raccolti hanno raggiunto gli 11 miliardi. L’afflusso nel 2018 è stato pari a 3,49 miliardi, mentre, a seguito dell’introduzione di nuovi vincoli con il Decreto Attuativo MISE-MEF pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2019, l’afflusso dei Pir di seconda generazione ha subito un rallentamento e, al 30 settembre 2019, ha registrato un dato negativo pari a -546 milioni.

I Pir sono una forma di investimento a medio termine, nate con l’obiettivo di veicolare i risparmi delle famiglie verso le imprese italiane e in particolare verso le piccole e medie imprese. L’investimento avviene attraverso strumenti finanziari come obbligazioni, azioni e quote di fondi di investimento su imprese italiane, anche di piccole-medie dimensione.

Devono essere mantenuti in portafoglio per almeno 5 anni e questo permette ai risparmiatori di essere esentati dalle imposte sui capital gain sui rendimenti (cedole, dividendi). È prevista anche l’esenzione dall’imposta di successione in caso di trasferimento mortis causa degli strumenti detenuti nel piano di investimento.