NEW YORK (WSI)- Non solo la competenza, ma anche i diversi pregiudizi e le false credenze guidano le scelte di investimento sia dei professionisti degli investimenti sia degli investitori retail, portando a risultati non sempre soddisfacenti. Su questo tema fa luce una nuova ricerca pubblicata dal Center for Applied Research (“CAR”), il think-tank indipendente di State Street, sulla base di un’indagine condotta su 3.744 tra investitori, fornitori di servizi di investimento, funzionari governativi e autorità di regolamentazione di 19 paesi.
La ricerca, dal titolo “The Folklore of Finance: How Beliefs and Behaviors Sabotage Success in the Investment Management Industry”, mette in evidenza che, nonostante oltre il 60% del capitale del settore venga speso per la ricerca di alfa (coefficiente che serve a misurare il ritorno attivo di un investimento), solo il 53% degli investitori individuali e il 42% dei professionisti degli investimenti ritiene che la produzione di alfa sia determinata principalmente dalle competenze.
Inoltre, quando si chiede se siano preparati per soddisfare i loro obiettivi di investimento, solo il 12% degli investitori individuali può dire con sicurezza di esserlo.
Nel dettaglio, la ricerca mette in luce tre categorie di credenze che influiscono sulle decisioni, due delle quali considerate come consapevoli, mentre una è inconscia e nascosta.
Elementi di folklore consapevoli: il tempo e il falso comfort
Gli investitori retail e i professionisti degli investimenti fanno troppo affidamento sui risultati passati quando prendono decisioni di investimento, nonostante il fatto che le performance passate non siano indicative dei risultati futuri. Inoltre, non riescono sempre a tenere presenti gli obiettivi di lungo termine nella valutazione delle performance nel breve periodo.
L’inconsapevole folklore della conoscenza
La maggior parte dei gestori intervistati mostra una tendenza inconscia all’”auto-attribuzione”. Senza rendersene conto, si prendono i meriti del loro successo, ma attribuiscono la colpa dei loro fallimenti a fattori esterni. Analogamente, gli investitori retail dimostrano di sovrastimare eccessivamente le proprie capacità.
1) – Il 77% dei gestori e il 47% degli intermediari cita l’”esperienza e il processo analitico” come la ragione principale delle loro sovraperformance, ma quando gli viene chiesto di spiegare la sottoperformance, è più probabile che attribuiscano la colpa alle condizioni di mercato, alle aspettative dei clienti o al top management delle aziende in cui hanno investito.
2) – Circa due terzi degli investitori retail ritiene che il proprio attuale livello di conoscenze finanziarie sia avanzato; tuttavia, quando è stato richiesto di completare un test sulle conoscenze finanziarie, il punteggio medio di alfabetizzazione finanziaria rilevato a livello globale era solo del 61%.
3) – Nonostante questo, il 93% degli investitori retail pensa di dover prendere decisioni di investimento in autonomia e due terzi pensano che il loro miglior investimento sia stato interamente dettato dalle proprie decisioni.
“Se i pregiudizi consci e inconsci sono uno dei motivi principali del mancato raggiungimento del vero successo da parte dei professionisti degli investimenti e degli investitori retail, la consapevolezza di questi pregiudizi è parte della soluzione”, ha commentato Suzanne Duncan, responsabile globale della ricerca del CAR di State Street.
“E’ il momento di riscrivere la storia. Riorientare il comportamento del settore è un’opportunità per rafforzare i valori necessari per raggiungere il vero successo”. (mt)