Una consapevolezza importante. Quando prendiamo decisioni, lo “sguardo basso”, rassicurante perché vedo nitidamente – meglio poco ma nitido – lineare, dai confini certi è una tentazione fortissima. E dai costi molto elevati. “We like certainty, even pseudocertainty”.
Daniel Kahneman è molto chiaro su questo punto, quasi disarmante: “la combinazione di avversione alla perdita e orizzonte temporale ristretto è una costosa iattura. Gli investitori possono evitare tale iattura e ottenere i benefici emozionali del framing ampio riducendo la frequenza con cui controllano quanto stia andando bene il proprio investimento. Gli investitori che ricevono meno spesso i risultati è probabile che diventino più ricchi”.
Che cosa è la ricchezza.
Alziamo lo sguardo sul concetto di ricchezza. Nell’osservatorio sui family office del politecnico di Milano (2023) viene citato un intervento di Doris Sommavilla, direttrice di Stonehage Fleming all’interno della divisione family office: “La percezione di ricchezza che promuoviamo all’interno delle famiglie che sosteniamo è molto ampia. Per noi, il concetto di ricchezza va al di là della ricchezza finanziaria tangibile, in quanto esiste anche una quota intangibile. Durante gli incontri con le famiglie, cerchiamo di far capire ai familiari che cercano di valutare la ricchezza della famiglia, che la ricchezza familiare va ben oltre la ricchezza monetaria e deve includere altri aspetti, tra cui il capitale intellettuale, il capitale culturale e il capitale sociale. Quando parliamo di ricchezza, parliamo anche delle relazioni familiari che devono essere come reti d’acciaio, che sostengono le famiglie nei momenti di crisi aziendale, familiare, ma anche individuale”.
Quando i consulenti finanziari aiutano a decidere, devono guardare in alto. Devono far vedere quello che il cliente non riesce a vedere. Devono accendere attenzione, motivazione ed emozione sulle decisioni che hanno maggior valore. Dove c’è valore il consulente si muove a proprio agio. Se cerca valore dove non c’è, rimane intrappolato e corre il rischio di tradire la fiducia del cliente.
L’importanza dell’igiene decisionale.
E allora, prima di prendere decisioni, “laviamoci le mani”. L’igiene decisionale è importante, conclude Kahneman nel bellissimo libro “Rumore”. Un libro per soli adulti, mi raccomando. “Per ridurre il rumore nei giudizi consigliamo innanzitutto di praticare l’igiene decisionale. Abbiamo scelto questo termine perché la riduzione del rumore, come l’igiene personale, è una forma di prevenzione contro un nemico sconosciuto; come lavarsi le mani, per esempio, impedisce a patogeni ignoti di entrare nel nostro corpo, così l’igiene decisionale ci aiuterà a prevenire gli errori senza neanche sapere quali siano. Così come il suo nome, l’igiene decisionale non ha il fascino di una lotta vittoriosa contro i bias prevedibili ed è di certo meno emozionante. Forse previene un pericolo non identificato e non vi coprirà di gloria, ma ne vale sicuramente la pena” evidenzia Kahneman.
Mi piace pensare ad una clinica della consulenza finanziaria, dove il consulente ti riceve in camice bianco e ti aiuta a ripulirti dalle scorie del quotidiano confronto con le decisioni che riguardano i tuoi soldi. Emozioni, paure, trappole, azioni di marketing più o meno eleganti, avidità, speranze e inutili false certezze che alla fine condizionano le tue scelte, senza che tu te ne renda conto. “WYSIATI” dice l’investitore … WYSIATI risponde il consulente.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di novembre del magazine Wall Street Italia. Clicca qui per abbonarti.