Il 60% degli italiani non paga tasse ed è a carico della collettività. Spesa sociale va rivista
Il 60% degli italiani non paga tasse ed è a carico della collettività. Spesa sociale va rivista
”Solo il 40% della popolazione italiana versa oltre il 90% del monte tasse, locali e nazionali, mentre il 60% non solo non le paga, ma è anche totalmente a carico della collettività. Questa politica che aizza l’elettorato contro i ricchi è una politica che uccide l’economia nazionale futura e mortifica chi lavora con fatica. Noi dobbiamo abbassare le tasse a chi le versa e stanare tutti gli scrocconi” esordisce così una nota di Federcontribuenti, la federazione a tutela dei contribuenti, dei consumatori e delle imprese.
Spesa sociale da rivedere
Oltre al contrasto all’evasione fiscale è necessaria rivedere anche la spesa sociale. Per porre fine a questa situazione secondo Federcontribuenti è necessaria una banca dati nazionale dell’assistenza che consenta un controllo dell’enorme spesa sociale sostituendo l’inadeguato ISEE che, lungi dal far emergere i redditi, incentiva a dichiarare il meno possibile per beneficiare di una numerosissima serie di agevolazioni e benefici collegati al reddito. I vari Reddito di Cittadinanza e bonus dati senza alcun controllo hanno incrementato il sommerso.
Per Federcontribuenti la recente polemica che confronta la quota del reddito di cittadinanza con gli stipendi medi e che giustificherebbe il non lavorare “è stupida, populista e pericolosa. La questione del reddito medio va affrontata con i sindacati e per aumentare i salari occorre abbassare le tasse al titolare del lavoro e stanare chi scrocca senza sosta uno Stato che di Welfare spende il 60% di tutte le entrate”.
A quanto ammonta il debito dei contribuenti italiani?
Sullo squilibrio del carico fiscale, oltre alla spesa sociale, pesano anche i debiti nei confronti dell’agenzia delle Entrate per 450 miliardi di euro. Si tratta di tasse dovute ma non riscosse.
Per l’associazione il 40% del totale sarà difficilmente esigibile perchè a carico di soggetti non più in grado di provvedere a se stessi o all’Erario: 153,1 miliardi di euro sono dovuti da soggetti falliti; 118,9 miliardi di euro è il valore delle somme che persone decedute e imprese cessate devono al Fisco; 109,5 miliardi dovrebbe arrivare dai nuovi nullatenenti. Lo stesso direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini affermava poi come 68,8 miliardi di euro riguardino – attività di riscossione sospesa per provvedimenti di autotutela emessi dagli enti creditori, in forza di sentenze dell’autorità giudiziaria.
In questo importo finale rientrano anche le quote oggetto di richieste di accesso alla definizione agevolata prevista dall’art. 3 del DL n. 119/2018 che ha introdotto la Rottamazione-ter ampliando il relativo perimetro applicativo ai carichi affidati fino al 31 dicembre 2017.
Dove non vengono riscossi i debiti con il fisco?
In Veneto mediamente il debito è di circa 360 mila euro, quasi il quadruplo rispetto alla media del nord di Italia ferma alla soglia di circa 82 mila euro. In Lombardia il debito medio è di circa 230 mila euro; nel periodo pandemico queste somme saranno destinate a sommarsi ai nuovi debiti maturati in assenza di altri redditi e adeguati sostegni dallo Stato durante le chiusure forzate.
Nel Mezzogiorno, da sempre ritenuto culla dell’evasione fiscale, la media dei debiti a carico dei contribuenti scende e di molto: Campania circa 65 mila euro; Calabria 12 mila euro; Sicilia sotto i 19 mila euro.
Solo un 1,3% dei contribuenti ha un carico debitorio superiore a 500 mila euro.
Spesa sociale, gli adempimenti di giugno
Federcontribuenti ricorda che a giugno sono 144 gli appuntamenti che interesseranno tutte le tipologie di contribuenti. Secondo l’Associazione ”a pesare di più sono i versamenti che riguardano l’86% di tutti gli adempimenti incluso il saldo 2020 e primo acconto 2021 delle imposte sui redditi. L’invito ai contribuenti è di non attendere se si è in evidente stato di difficoltà economica onde evitare gravi conseguenze”.
L’83,4% sono crediti di natura erariale affidati alla riscossione da Agenzia delle Entrate; il 13,1% son crediti di natura contributiva o previdenziale affidati dall’Inps e dall’Inail; il 1,9% crediti affidati dai Comuni e l’1,6% sono crediti affidati da altri enti impositori (Regioni, Casse di previdenza, Camere di commercio, Ordini professionali).