Negli ultimi giorni il clima si e’ deteriorato, a Wall Street. Sara’ la sindrome di ottobre (e tra pochi giorni cade il 70esimo anniversario del grande crash del ’29) saranno le oggettive condizioni di tassi d’interesse e altri indicatori, fatto sta che in Borsa, a New York, cominciano a circolare opinioni non positive sulle prospettive del mercato azionario. Non si tratta di umori generici o indistinti. Adesso a parlare sono alcuni famosi guru. Il primo di cui Wall Street Italia si occupa e’ un pezzo da novanta, Byron Wien, managing director della Morgan Stanley.
Wien nota per esempio che, da gennaio alla fine di settembre, piu’ della meta’ dei titoli dell’indice S&P 500 e’ in calo. Peggio: piu’ del 35% ha registrato ridimensionamenti superiori al 10%, il 20% e’ sceso del 20% e l’8% ha fatto segnare una discesa del 30%.
”Ma il maggior problema del mercato dal punto di vista tecnico – dice Wien – e’ il limitato numero di azioni che salagono. In sostanza a trainare gli indici ai massimi di luglio e agosto sono stati soltanto una dozzina di titoli”. Wien e’ anche preoccupato per altri fattori: la debolezza del dollaro, la prospettiva di ulteriori rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, e la testardaggine rialzista di molti investitori nonostante i chiari segni di erosione dei prezzi, se il mercato viene misurato al di fuori della ristretta cerchia delle blue chips appartenenti alll’indice Dow Jones.
Il guru della Morgan Stanley esprime poi chiari timori per il fatto che un numero notevole di titoli del settore tecnologico non solo ha finito la corsa, ma sta arretrando. Tra questi Dell Computer (DELL), Hewlett-Packard (HWP), IBM (IBM), e Motorola (MOT). Inoltre una delle regine del Nasdaq, Microsoft (MSFT), e’ entrata in una fase di consolidamento.
Questa situazione, nota Wien, potrebbe essere temporanea. Tuttavia non e’ in contraddizione – spiega – ”con la mia visione delle cose, e cioe’ che l’atteggiamento rialzista in questo settore e’ molto diffuso, e che pero’ la performance sembra ormai aver dato il massimo di se’, nel senso che tutti quelli che volevano comprare, l’hanno gia’ fatto”.
Lo ”equity strategist” della Morgan Stanley riassume poi gli altri elementi principali in gioco: 1) sappiamo tutti che la Federal Reserve e’ propensa a irrigidire la politica monetaria; 2) il candelario delle emissioni azionarie e obbligazionarie e’ fitto; infine 3), le vendite di quote di fondi comuni sono sempre piu’ fiacche. Per tutti questi motivi, conclude Wien, e’ perfettamente ragionevole per un investitore mantenere buone riserve in cash, perche’ ”ci saranno migliori opportunita’ per comprare titoli piu’ in la’ in questo ultimo trimestre del 1999”, e cioe’ i prezzi in borsa continueranno a scendere. Per quale motivo? ”Perche’ abbiamo visto il mercato ai massimi in agosto, mentre non abbiamo ancora visto il minimo”. Il punto piu’ basso del 1999, per l’indice Dow Jones, e’ stato registrato il 22 gennaio, a quota 9.120. Se il Dow dovesse davvero riscendere a quel livello, il calo comporterebbe un ridimensionamento di circa il 13% dall’ attuale quota di 10.417.