Economia

Il caro energia costerà all’Italia il 3,2% del Pil e 582 mila posti di lavoro

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È in arrivo un tempesta sull’economia italiana. Una tempesta causata dall’aumento del prezzo del gas e che potrebbe valere fino al 3,2% del Pil nel biennio 2022-23. E’ la stima del Centro studi di Confindustria che, nella sua “Congiuntura flash” di settembre, sottolinea che “la resilienza dell’industria è alle corde, dopo troppi mesi di impatto del caro-energia sui margini delle imprese: soffriranno gli investimenti”.

I due scenari a seconda dell’entità del caro energia

Per gli imprenditori “l’inflazione record erode il reddito delle famiglie e minaccia i consumi, protetti (in parte e non per molto ancora) dal risparmio accumulato: i tassi rialzati dalla Bce daranno un ulteriore impulso recessivo”. Da qui la definizione di due scenari:

  1. con il prezzo del gas, fino a fine 2023 a 235 euro/mwh (valore medio di agosto) l’impatto per l’economia italiana (rispetto alla media di prezzo di 99 euro dei primi 6 mesi del 2022) è stimato in una minore crescita del Pil del 2,2% e un calo di 383 posti di lavoro;
  2. con il prezzo a 298 euro/mwh (il livello medio atteso dai futures) la riduzione del Pil nel biennio sarebbe del 3,2% e dei posti di lavoro di 582 mila.

Si tratta di previsioni decisamente peggiori rispetto a quelle in circolazioni in questi giorni: solo qualche giorno fa, l’agenzia Fitch ha stimato una contrazione del Pil italiano dello 0,7% 

Governo verso una limatura delle stime del Pil

Ma anche la Nadef (Nota di aggiornamento del Def), cioè il documento che fissa la cornice ufficiale su cui andrà costruita la manovra, che il governo sta per ultimare, disegna un quadro decisamente peggiore rispetto a quello indicato pochi mesi fa. Le indicazioni per l’anno prossimo, secondo quanto riporta “Il Sole 24 Ore”, dovrebbero mostrare una crescita nettamente inferiore all’1%, dopo un 2022 che si dovrebbe chiudere poco sopra il 3%. I decimali sono ancora in fase di limatura. Ma l’indicatore si fermerà fra gli 1,5 e i 2 punti sotto il 2,4 % indicato dal Def.

Le cause del caro energia

Ma torniamo a Confindustria. L’associazione degli industriali, allargando lo sguardo all’eurozona, spiega che  se nel “secondo trimestre il Pil europeo è cresciuto ancora (+0,8%, dopo il +0,7% del primo semestre) forti criticità rischiano di arrestare l’espansione nei prossimi mesi.

Tra i fattori che portano in basso le stime: “Spinta dai prezzi energetici, inflazione ai massimi (+9,1% annuo in agosto) e potrebbe frenare i consumi delle famiglie, principale traino dell’economia finora”, a cui si aggiunge “la fiducia delle imprese industriali che ha continuato a ridursi in agosto, specie in Francia e Germania, allungando un’ombra sugli investimenti”.