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Il coraggio che ci serve

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Helen Nonini è la fondatrice e CEO di Schwa, società che supporta lo sviluppo delle aziende facendo leva su diversità ed inclusione

A cura di Margherita Calabi

Andiamo dritti al punto: cosa vogliono dire per lei le parole Diversity, Equity & Inclusion?
“Significano creare una cultura aziendale in cui ci sia varietà, intesa come etnia, genere, età e orientamento sessuale. Bisogna che questa varietà sia rispettata e valorizzata e che a tutti e tutte sia garantito un uguale accesso alle opportunità”. 

Quanto coraggio ci vuole per affrontare queste tematiche oggi?
“Più che coraggio parlerei di lungimiranza: le aziende che hanno preso seriamente la tematica dell’impatto ambientale, sia da un punto di vista etico che di responsabilità, hanno avuto un beneficio anche sui risultati economici. Allo stesso modo, le aziende che comprenderanno quanto queste tematiche siano fondamentali per le future generazioni e si muoveranno per effettuare dei cambiamenti interni saranno avvantaggiate rispetto ai loro competitor”.

Schwa è una lettera, utilizzata per la prima volta nell’ebraico medievale, che definisce un gruppo misto di persone. È un simbolo che punta all’inclusività. Qual è il punto di partenza per raggiungere questo obiettivo?
“Bisogna comprendere l’urgenza di questo argomento e definire una strategia con azioni concrete ed efficaci”.

Helen Nonini (photography by Danilo Scarpati)

Cosa può fare oggi un’azienda per valorizzare le diversità e identità di genere?
“All’interno della propria realtà ogni azienda deve dare maggior valore agli aspetti DEI (diversity, equity, inclusion). Il passo successivo è fare una valutazione. È come quando si sfoglia un album di famiglia: ci si rende conto di quanto un bambino sia cresciuto solo quando si vedono le foto di qualche mese prima. Da questo si creano dei criteri che possono garantire la diversità e indicatori per monitorare i risultati ottenuti. Indicativamente serve un anno per impostare il lavoro e attuare le prime azioni”. 

È vero che per far sì che un’azienda sia inclusiva occorre uno sforzo a partire dall’impegno del top management?
“In realtà si inizia dal basso: i futuri dipendenti delle aziende si aspettano che ci sia un servizio di supporto psicologico e, secondo una ricerca di Doxa Mindwork, l’85% vuole conoscere la strategia dell’azienda riguardo diversità e inclusività. Non tutti i CEO italiani hanno colto l’importanza di queste tematiche: nel nostro Paese esistono un numero sostanziale di PMI guidate da uomini che hanno un approccio molto padronale verso il lavoro”. 

Una domanda più personale: quali sono i suoi eroi nella vita di tutti i giorni?
“I pionieri, quelli che anticipano i tempi, che si prendono dei rischi, che non hanno paura di sbagliare e che trasformano la paura in curiosità”. 

Per finire, qual è la sua idea di felicità?
“Viviamo in un mondo estremamente complesso in cui siamo costretti ad indossare maschere per giocare ruoli sempre diversi. Felicità vuole dire esprimere me stessa in tutto quello che faccio, mettendoci la faccia, quella più vera ed autentica. La mia”.