NEW YORK (WSI) – Il Giappone è ufficialmente in recessione, nonostante le manovre straordinarie di quantitative easing lanciate dalla Bank of Japan negli ultimi anni. Questa, secondo Peter Boockvar, capo analista presso Lindsay Group, è la dimostrazione che il QE non funziona.
Non è un mistero che il nome del Giappone venga spesso associato al fenomeno della “trappola della liquidità ”, ovvero di quella condizione in cui nonostante l’iniezione continua di liquidità da parte della Banca centrale, l’inflazione non aumenta e l’economia non riparte.
“Questo percorso di politica monetaria che hanno intrapreso distruggerà l’economia del paese – ha detto l’esperto, in un’intervista rilasciata nel corso della trasmissione “Closing Bell.” – Hanno provato il QE per 25 ani. Hanno provato la politica di tassi di interesse a zero per 25 anni. Quello che nessuno ha provato è stato tentare di deregolamentare il paese, liberalizzando la forza lavoro e tagliare le tasse corporate”.
Nel terzo trimestre, il Pil giapponese è scivolato dell’1,6% su base annua: una performance sorprendente, se si considera che il premier Shinzo Abe – con l’insieme delle politiche che si riassumono nel termine-slogan Abenomics – ha lanciato ben tre piani al fine di far ripartire l’economia.
“L’Abenomics è andato avanti per sette trimestri. Il tasso sui bond decennali è sceso dall’1% allo 0,5% circa. Il bilancio della Bank of Japan è raddoppiato. Nei confronti del dollaro, lo yen è sceso da 75 a oltre 100…e questo è il risultato”, ha concluso Boockvar, noto per essere stato critico anche verso le misure di QE e della Federal Reserve.
E intanto oggi il primo ministro giapponese Shinzo Abe annunciato, a conferma di diverse indiscrezioni circolate in giornata, sia elezioni anticipate sia l’intenzione di posticipare rimanderà l’aumento della tassa sui consumi che era previsto da ottobre 2015. (Lna)
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