“Siamo in un’economia di guerra“, ammette candidamente Paolo Scaroni, deputy chairman di Banca Rotschild, oltre che ex ceo di Eni ed Enel, in questa intervista esclusiva concessa al direttore Leopoldo Gasbarro all’interno della trasmissione WSI Smart Talk. Secondo Scaroni, per affrontare la situazione occorre “creare un’economia di guerra anche a livello europeo, così per Italia sarà più semplice vincere i localismi che ci caratterizzano e hanno impedito gli investimenti nel settore dell’energia”.
Gas e sanzioni al centro dell’intervista
Scaroni ha paragonato l’imposizione alla Russia delle sanzioni da parte dell’Europa a chi “dà i colpi con una spada senza elsa, che fa più male a se stesso che a chi li riceve”. Tant’è che l’economia russa non è collassata, proseguono le esportazioni di idrocarburi da parte della Russia e gli incassi dal gas sono superiori, nonostante i volumi inferiori, a causa della crescita smodata dei prezzi. Scaroni non contesta le sanzioni, quanto la la loro imposizione senza aver riflettuto sulle loro conseguenze. “Non ci siamo premuniti né su cosa fare, né su come spartire il loro peso tra i paesi”, sottolinea. E prosegue:
“Credo che si possa fare pressione sulla Norvegia per modificare le condizioni contrattuali. Dagli Stati Uniti abbiamo bisogno di una specie di piano Marshall, ossia di aiuti. Parte del carico che andrà su imprese e famiglie europee deve essere sobbarcato da chi, in seno alla Nato, ha causato questa situazione dove noi soffriamo e altri ne beneficiano”.
Scaroni ha anche smontato la “pia illusione” che la crisi del gas possa essere risolta con le energie rinnovabili, ricordando che:
“A livello globale sono stati investiti in eolico e solare 3,8 miliardi di dollari dal 2004 al 2021, ma le rinnovabili costituiscono solamente il 3% dei nostri consumi energetici. Bisogna fare di più e più velocemente, ma tema Russia nei prossimi 3 anni non può essere risolto dalle rinnovabili, che possono solo dare un contributo”.
La cruda verità è che la guerra in Ucraina segna un punto di non ritorno, anche nel caso in cui tutto andrà per il verso giusto e riusciremo a sostituire il gas russo a livello europeo. Scaroni ammonisce:
“Il nostro continente avrà dell’energia costosa, con un prezzo del gas pari al doppio o il triplo rispetto a Usa e Cina; l’energia elettrica costerà doppio che in Usa. E’ una perdita di competitività del nostro continente, che ha rinunciato a un fornitore che ha quantità enormi di ciò che non abbiamo. Questo avrà un peso sul futuro della nostra economia”.
Inoltre, la fine della guerra non coinciderà con il termine delle sanzioni verso la Russia. “Credo che vicenda del gas russo ci precluderà per molti anni una fonte di approvvigionamento su cui l’Europa ha fatto affidamento per oltre 50 anni”, ha concluso Scaroni.
Chi è Paolo Scaroni
Paolo Scaroni, classe 1946, è un dirigente sportivo e banchiere italiano originario di Vicenza. Dopo la laurea in Economia e Commercio presso l’Università Bocconi di Milano, ha conseguito il master in Business Administration presso la Columbia University di New York. Ha iniziato la sua attività professionale nella società di consulenza aziendale McKinsey. Dal 1996 al 2002 Scaroni ha ricoperto la carica di amministratore delegato presso Pilkington, azienda inglese produttrice di vetri industriali.
Tra il 2002 e il 2014 è stato ceo di Eni ed Enel. Dal 2000 al 2014 ha ricoperto vari ruoli non esecutivi tra cui: deputy chairman del London Stock Exchange e Chairman di Alliance Unichem. E’ stato anche membro del Consiglio di amministrazione di Generali Assicurazioni, ABN AMRO, Bae System e Alstom. Nel 2003 Scaroni è stato nominato Cavaliere del Lavoro, nel giugno 2013 Commandeur della Legion D’Honneur e decorato dell’Ordine dell’Amicizia dall’Unione Sovietica. Nel 2017 Scaroni è entrato a far parte del consiglio di amministrazione dell’AC Milan, di cui nel luglio del 2018 è stato nominato presidente e amministratore delegato ad interim. Scaroni è anche deputy chairman di Rotschild, presidente di Giuliani spa, consigliere di amministrazione di Veolia Environnement (Parigi), “Il Sole 24 Ore” e Columbia Business School di New York.