LUGANO (WSI) – Il gioco delle tre carte. In questo modo si possono definire le misure del Governo Letta per coprire le spese dell’abolizione dell’IMU sulla prima casa. Infatti l’esecutivo italiano ha compensato i mancati pagamenti della prima rata dell’IMU con tagli ai diversi ministeri, tagli ai fondi per l’occupazione, tagli alla somma destinata ai controlli contro l’evasione fiscale, tagli alla manutenzione della rete ferroviaria e con tagli all’assunzione di nuovi agenti di polizia. Insomma, per evitare una crisi di governo, Enrico Letta ha ceduto sui programmi di spesa più importanti per far uscire il Paese dalla crisi.
Ma c’è di più: queste misure non bastano. Il Governo italiano dovrà trovare nei prossimi mesi altri 4 miliardi di euro. Due miliardi servono per compensare la seconda rata dell’IMU, un miliardo per evitare l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota dell’IVA e un miliardo per finanziare la Cassa integrazione che viene versata ai lavoratori delle imprese in difficoltà. Dove trovare questi soldi? Nessuno lo sa.
Mentre il Governo italiano gioca di cesello, il fabbisogno statale continua a crescere: nel solo mese di agosto il deficit supera i 9 miliardi di euro contro i 6 miliardi dello stesso mese dell’anno scorso. Il motivo di questo peggioramento è stato addebitato al pagamento alle imprese di una parte delle fatture che lo Stato italiano non aveva finora saldato. Anche il debito pubblico continua a crescere: è stato infatti ampiamente superata la soglia dei 2mila miliardi di euro che corrispondono a poco più del 130% del PIL italiano.
Il Governo italiano cerca di oscurare la realtà, sostenendo che la crisi economica è prossima alla fine e che ben presto vi sarà una ripresa. Queste professioni di ottimismo sono state subito smentite dall’OCSE che prevede per quest’anno una contrazione dell’1,8% dell’economia italiana. Quindi, anche se in Europa si manifestano segnali di miglioramento, questi non è detto che possano riportare l’economia italiana su un sentiero di crescita.
Infatti, ad analizzare attentamente la situazione, si ha la netta impressione di un’economia a doppia velocità. L’industria di esportazione italiana sta reagendo e sta già sfruttando le opportunità che offrono i mercati esteri, mentre il settore rivolto al mercato interno continua ad essere in piena crisi.
Questa situazione non rischia di cambiare presto. Anzi, tutto induce a ritenere che anche lo stato di “nirvana” dei mercati finanziari, che ha contribuito ad allentare le pressioni sullo spread, sia destinato a finire e che sia imminente un rialzo dei tassi di interesse a livello internazionale dovuto all’inizio della riduzione di stampa di nuova moneta da parte della banca centrale americana. In tal caso, per l’Italia questo periodo di tregua concesso dai mercati finanziari dovrebbe concludersi.
Ma al di là di queste previsioni, restano alcuni dati di fatto: un debito enorme, che non si riesce ad intaccare ed un Governo che non riesce a liberare risorse dai settori improduttivi per rilanciare gli investimenti e per favorire la ripresa dei consumi. In Italia le divaricazioni di reddito, che si stanno ampliando ovunque, diventano sempre maggiori e non c’è una maggioranza politica disposta ad incidere su queste sperequazioni. Per questi motivi è prevedibile che le tensioni politiche, sociali e finanziarie siano destinate ad esplodere e a rendere inevitabile una ristrutturazione del debito italiano.
Ciò vuol dire una sua parziale cancellazione. Nessuno lo vuole ammettere, ma l’economia italiana non può uscire dalla crisi se non uscendo dall’euro oppure se non cancella parte del proprio debito pubblico.
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(segnalato da Nakatomy)