MILANO (WSI) – Non si ferma la crisi de “Il Giornale”, il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti e controllato da Paolo Berlusconi attraverso la sua holding Pbf, che ha bruciato fra lo scorso anno e questo oltre 7,5 milioni di euro. Nei giorni scorsi, infatti, presieduta da Gian Galeazzo Biazzi Vergani l’assemblea della casa editrice Società Europea di Edizioni (SEE) ha dovuto attingere alle riserve per coprire 3,7 milioni di perdite registrate nel 2013, in peggioramento dal rosso di 2,8 milioni del precedente esercizio.
Nella stessa assemblea, poi, è stato reso noto il budget 2014 che ipotizza una chiusura di bilancio con un passivo di 2,5 milioni e i soci, a cominciare dal fratello dell’ex premier per finire con la Mondadori, hanno dovuto sborsare altri 2,5 milioni dopo che lo scorso anno avevano versato 5 milioni per coprire parzialmente perdite pregresse.
L’analisi del conto economico mostra in primo luogo un calo significativo delle vendite in edicola del quotidiano, arretrate anno su anno da 35,7 milioni a 34,3 milioni; risultato quasi speculare alla diminuzione dei ricavi pubblicitari contrattisi da 15,3 a 12,4 milioni.
La crisi del quotidiano di Via Negri non è stata frenata dalla diminuzione del costo di stampa de “Il Giornale”, sceso da 8,1 milioni a 7,1 milioni e nemmeno dal taglio pesante dei costi del personale passati da 18,5 a 18,2 milioni. La relazione sulla gestione dettaglia che la diffusione giornaliera del quotidiano è scesa nel 2013 a 116.000 copie dalle 128.000 dell’anno precedente.
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[ARTICLEIMAGE] Stato di crisi in vista per Il Giornale. Si tratterebbe del terzo in pochi anni. La casa editrice della famiglia Berlusconi, la Società europea di edizioni (See), aveva già chiuso il 2013 con i conti in rosso e un passivo previsto di circa 3,5 milioni di euro. Nel 2014 il trend negativo non è cambiato, visti anche i chiari di luna dell’editoria, e così il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti deve ricorrere all’ennesimo piano di emergenza. Su 90 giornalisti, quest’anno la See prevede di prepensionarne 23 e di calendarizzare un giorno di cassa integrazione ogni tre mesi.
INCERTA LA DISPONIBILITÀ DELLE RISORSE. Rimane ancora incerto quanto degli aiuti pubblici per il settore sarà disponibile al Giornale, visto che deve mettersi in coda alle testate che hanno già avviato lo stato di crisi, affossate da un 2013 in cui, secondo il rapporto della Fieg, il fatturato pubblicitario dei quotidiani italiani è sceso del 19,4%. Tra il 2012-2013, infatti, oltre 60 tra giornali e periodici ne hanno fatto richiesta, con il conseguente ricorso ai contratti di solidarietà, alla cassa integrazione straordinaria, alla disoccupazione e ad oltre 200 prepensionamenti, che hanno già assorbito i finanziamenti statali previsti (dalla legge n. 416 del 1981) fino a tutto il 2015.
[ARTICLEIMAGE] IL COMUNICATO DEL CDR. Questa mattina (15 maggio) il Cdr ha incontrato l’azienda per firmare l’ipotesi di accordo approvata dall’assemblea, cui sono state apportate le modifiche chieste dai colleghi – in particolare di Roma. Successivamente, nella sede Fieg di Milano, si è riunito il tavolo di confronto nazionale con i rappresentanti di Fieg, Fnsi e Associazione lombarda dei giornalisti, al termine del quale è stato da tutti firmato un verbale di accordo che recepisce i contenuti dell’ipotesi siglata tra Cdr e azienda. Gli accordi sottoscritti oggi saranno ora trasmessi al ministero del Lavoro che entro 25 giorni convocherà le parti.