ROMA (WSI) – Rinvio in vista per la seduta della Giunta per le elezioni, prevista per le 14. Ad avanzare la richiesta il Pdl e la proposta troverebbe d’accordo anche il Partito democratico. Obiettivo: procedere in contemporanea alla costituzione delle giunte e degli organismi di garanzia ancora mancanti. Un tema delicato, dal momento che oggi il Movimento 5 stelle aveva reso nota l’intenzione di porre subito la questione dell’ineleggibilità di Silvio Berlusconi.
Violante (PD): non vedo perché dovremmo cambiare orientamento
Luciano Violante si dice contrario alla ineleggibilità di Berlusconi. A margine di un convegno l’ex presidente della Camera ha ricordato che “per tre o quattro volte, nelle passate legislature, il centrosinistra ha votato in un certo modo (contro l’ineleggibilità, ndr). Se non ci sono fatti nuovi non vedo perché dovremmo cambiare questa scelta”.
L’avvertimento di Nitto Palma
“In questi venti anni Berlusconi è stato alternativamente leader politico e presidente del Consiglio. Nel 1996 la maggioranza di centrosinistra non ha ritenuto di dichiararne l’ineleggibilità. Sono passati da allora 17 anni: mi chiedo come si possa solo pensare di far valere ora quella norma”. Il presidente della commissione Giustizia del Senato Francesco Nitto Palma va all’attacco e sulla eventuale ineleggibilità di Silvio Berlusconi lancia un messaggio agli alleati di governo (si fa per dire) del Pd.
“Ieri ha tentato di non far eleggere i grillini. Oggi Grillo potrebbe sostenerli nel dichiarare ineleggibile Berlusconi. Evidentemente – scherza – vogliono vincere correndo da soli”.
Governo in bilico
“In ogni caso- conclude il presidente della commissione giustizia a Palazzo Madama- se il segnale politico che viene dalla giunta propende per l’ineleggibilità di Berlusconi non c’è molto da aggiungere”. Governo finito, se dovesse accadere? “Mi pare chiaro”, risponde Palma al cronista.
Partita truccata
“Questa legislatura è come una partita a scacchi truccata – scrive sul suo blog Antonio Di Pietro dell’Italia dei Valori – E oggi assisteremo alla prima mossa visto che questo pomeriggio si riunirà la Giunta per le Elezioni e le immunità, quell’organismo parlamentare che dovrebbe calendarizzare la famosa legge del ’57, ossia l’ineleggibilità di Berlusconi a causa del suo conflitto d’interessi. Oggi capiremo dal nome del Presidente della Giunta se Berlusconi vuole forzare la mano da subito o vuole aspettare
qualche giorno”.
Meglio un leghista
“Infatti, la Presidenza della Giunta spetterebbe per prassi all’opposizione – spiega Di Pietro – quindi al Movimento 5Stelle , essendo la maggiore forza d’opposizione, ma già da tempo si parla di assegnazione ai leghisti. Il motivo è chiaro a tutti: l’ineleggibilità del Cavaliere non è un tema da affrontare se questo Governo vuole sopravvivere. Non è un caso che nei giorni scorsi dopo che qualche parlamentare ‘indisciplinato’ del Pd ha osato parlare di ineleggibilità si sia scatenato un putiferio. Già! Perché questo esecutivo è legato ad un gioco di ricatti del Cavaliere che non solo ha intenzione di assicurarsi l’impunità ma anche di continuare a godere per l’eternità dei vantaggi che trae dal suo palese conflitto d’interessi. Purtroppo la nomenclatura del Pd ha già fatto capire da che parte pende. Povera Italia!”.
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Dopo le contestazioni del Movimento 5 Stelle che ieri hanno accompagnato la presentazione di una proposta di legge del Pd che vorrebbe obbligare i partiti a essere “trasparenti” per poter partecipare alle elezioni, il capogruppo democratico al Senato Luigi Zanda annuncia l’intenzione di far decadere il testo.
Sempre a Palazzo Madama, intanto, oggi si vota per l’elezione del presidente della Giunta delle elezioni, mentre i grillini presentano un ordine del giorno per dichiarare ineleggibile l’ex premier Silvio Berlusconi perché concessionario delle frequenze pubbliche tv attraverso Mediaset, sperando nei voti proprio del Pd.
“Penso che l’Italia abbia cose più serie di cui occuparsi anche se credo che al Paese farebbe bene avere una normativa sui partiti politici. Ma non mi sembra che il clima che ha accolto un’iniziativa vecchia di anni abbia la positività necessaria per essere portata avanti o soltanto discussa”, ha detto Zanda in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” pubblicata oggi, spiegando che intende far cadere il testo.
Ieri i grillini avevano attaccato la proposta del Pd – già presentata nel 2012 e inserita anche negli “Otto punti” che l’ex segretario Pier Luigi Bersani aveva proposto dopo le ultime elezioni per formare un governo col sostegno del M5s – definendola “antimovimenti”, e lo stesso Beppe Grillo ha detto che se il progetto dovesse passare per protesta non presenterebbe più la lista.
Ma voci critiche si sono alzate anche dal Pd, come è il caso del sindaco di Firenze Matteo Renzi, secondo cui la proposta di legge “è un modo per far vincere le elezioni a Grillo e ai grillini”.
Renzi, che ieri sera era ospite della trasmissione di RaiUno “Porta a porta”, se l’è presa anche con la questione dell’ineleggibilità di Berlusconi, sostenuta dal M5s e anche, nei giorni scorsi, dallo stesso Zanda e da una parte del Pd: “Se vuoi vincere le elezioni non puoi squalificare gli altri, devi prendere i voti degli italiani”.
La questione riguarda una legge del 1957 sull’ineleggibilità dei titolari di concessioni statali. Berlusconi è stato eletto per la prima volta in Parlamento nel 1994, e finora la sua elezione non è mai stata contestata ufficialmente. Ma il M5s ha da tempo annunciato che intende presentare oggi una proposta per far decadere l’ex premier dal Senato, dove è stato eletto alle ultime elezioni.
Il Pdl, anche ieri, è tornato ad avvertire il Pd che un voto contro Berlusconi farebbe cadere il governo di coalizione.
Ma l’ordine del giorno prevede al primo punto l’elezione del presidente della Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama, l’organo che deve decidere sull’ineleggibilità, ed è difficile che ci sia il tempo, almeno oggi, per affrontare altri argomenti.
La presidenza in teoria dovrebbe andare a un esponente dell’opposizione, ma il Pd non vuole votare per il candidato della Lega Nord, partito che si è astenuto in Senato sulla fiducia al governo, mentre Sel e M5s si sono astenuti. (Reuters)