Società

Il governo Monti censura l’informazione

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Luca Ciarrocca e’ il direttore di Wall Street Italia e fondatore del movimento politico Indipendenti.

Grave provvedimento anti-democratico dell’esecutivo tecnico. Il blocco di potere della Grande Coalizione PDL, PD e UDC, sollecitato dalle lobby (sussidiate col denaro pubblico) degli Editori, ha chiesto e ottenuto la censura totale della Rassegna Stampa quotidiana del Governo.

Massima alert: si prepara un regime in stile fascismo soft di marca Ue, Bce, banche, gestito in Italia dal partito unico della Grande Coalizione con l’appoggio delle lobby piu’ conservatrici, compresi sindacati ed editori. Fatti i debiti paragoni, bisogna tornare ai tempi di Mussolini per trovare tanta protervia, tracotanza, illiberalita’, poca trasparenza e voglia di tenere la democrazia sotto il tallone, come fosse uno scarafaggio.

Per chi spaccia ipocrisia un tanto l’etto ricordiamo che i grandi editori italiani fanno i finti democratici ma senza i denari sifonati a noi comuni cittadini avrebbero gia’ chiuso bottega da un pezzo. Le loro aziende non fanno profitti, stanno in piedi solo per servire interessi politici e strategie di Potere.

Un diluvio di milioni di euro di denaro pubblico (preso cioe’ dalle tasche dei contribuenti) sono finiti solo nell’ultimo anno, tramite rimborsi postali farlocchi, a dare ossigeno ai dissanguati bilanci dei tre principali gruppi editoriali privati: Rcs-Corriere della Sera di proprieta’ di grandi banche e gruppi industriali (23 milioni), “Sole 24 Ore” di proprieta’ della Confindustria (cioe’ in apparenza tutti gli industriali ma in maggioranza le grandi aziende dello Stato) (19 milioni) e infine Espresso-Repubblica di Carlo De Benedetti (16 milioni), senza contare sussidi a pioggia sprecati per gruppetti politici jurassici e senza elettori e centinaia di rivistucole semi-clandestine scritte da preti e dintorni.

Sul sito del Governo italiano, sempre aperto ai cittadini anche ai tempi delle piu’ inique leggi ad personam e pro-bavaglio del Governo Berlusconi, si legge: “A seguito di specifica richiesta, avanzata dalle associazioni degli editori, dal 10 aprile, la rassegna stampa quotidiana non è più accessibile all’esterno della rete della Presidenza del Consiglio. Per i dipendenti della Presidenza del Consiglio il servizio è disponibile sulla rete Intranet”.

Questi sono segnali preoccupanti, inequivocabili, dai quali si deduce che un nuovo regime ineluttabile e’ alle porte. Avendone consapevolezza, ognuno di noi dovrebbe sentire l’obbligo morale e il dovere civico di ribellarsi. “Con un nemico potente che vuole distruggerti e distruggere la liberta’ e’ da dissennati cercare accordi”.

PS: amico/amica di Wall Street Italia e degli Indipendenti, prima di parlare di questi fatti in famiglia, ad amici, colleghi di lavoro e conoscenti, informati e documentati. Non cedere alle tesi cospirazioniste e complottarde tipiche del web. Non cadere nelle trappole dei golpisti di destra e di gruppi che sarebbero peggiori delle lobby che vogliamo cambattere. Non ti agitare, per ora e’ inutile andare in piazza. Invece mantieni la calma, studia, conosci il nemico e anticipa le sue mosse. Il capitale intellettuale vale molto piu’ di quello finanziario, ridotto a indegna bolla di carta straccia. Leggi qui:

La Spectre che comanda l’economia e il Nuovo Ordine Mondiale

Ladri di stato, rivogliamo indietro i nostri soldi

ESM: Monti arrenditi. E voi parlamentari, rappresentate il popolo o andate a casa

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Fieg, come ti oscuro la rassegna stampa online

di Eleonora Bianchini

Il contenuto di questo articolo – pubblicato da Il Fatto Quotidiano – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Nell’epoca dell’informazione digitale la Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) guidata da Giulio Anselmi, già presidente dell’Ansa e direttore de La Stampa, chiede alle pubbliche amministrazioni di sospendere le rassegne stampa online. Invito rivolto anche a Governo, Parlamento e ministeri. Motivo: il copyright. I cittadini quindi non hanno più diritto di essere informati gratuitamente sulle notizie relative alle istituzioni e se vogliono saperne qualcosa, devono comprarsi una mazzetta di decine di giornali. Non solo: addio archivi. Perché la rassegna sarà disponibile per i dipendenti delle p.a. via intranet. Per il pubblico, invece, finisce qui.

La notizia arriva dal blog di insider Il Cicalino che offre dettagli e relativi documenti. Il primo a ‘raccogliere’ l’aut aut è stato il ministero dell’Economia a gennaio, seguito da Lavoro, Funzione pubblica e Palazzo Chigi che lo scorso 10 aprile si è adattato al diktat della Fieg. E se arrivassero a sospendere anche la rassegna della Camera, che da oltre 10 anni raccoglie centinaia di articoli dai quotidiani nazionali sui principali temi politici del giorno? E soprattutto: che diritto ha l’associazione degli editori di imporre l’oscuramento di un servizio che rientra nella mission istituzionale?

Tutto è nato da una “lettera scarlatta” datata 16 marzo 2012 e firmata da Fieg, Uspi, Anes, Mediacoop e Fisc, indirizzata a tutti “i responsabili dei siti web delle pubbliche amministrazioni”. La richiesta è inequivocabile: sospensione “nella modalità liberamente accessibile al pubblico, della pubblicazione in internet di articoli e/o dispacci di giornali e agenzie rappresentate della scriventi associazioni editoriali”, perché le pagine della rassegna “diventano così un vero e proprio sito di informazione digitale, autonomo e concorrente rispetto alle sue stesse fonti”. Ma i mittenti della lettera si dicono anche disponibili ad avviare un confronto sul tema, al fine di individuare “un modello specifico di licenza d’uso dei prodotti editoriali che non penalizzi le esigenze informative interne della Vostra Amministrazione”. Dei cittadini, poco importa.

E se invece la richiesta della Fieg fosse legittima? Del resto ha trovato anche l’ok di Palazzo Chigi. A dissipare i dubbi ci pensa Lettera22. Il suo direttore Paolo Corsini, il componente del direttivo Pierangelo Maurizio e la responsabile del settore web Sabrina Fantauzzi, infatti, spiegano: “Lavorando tutti nel settore dei media comprendiamo la necessità degli editori e dei giornalisti di tutelare il diritto d’autore. E’ quindi indispensabile una riforma di settore, una riforma che però tenga conto dei cambiamenti della comunicazione nell’era digitale. Il black out sic et simpliciter rappresenta un errore di forma e di sostanza che lede quel principio di web democracy e di web transparency di cui questo Governo e la Fieg si fanno vanto e che potrebbe pericolosamente estendersi ad altre amministrazioni e istituzioni”. Quindi, allo stato attuale si tratta di un errore di forma e sostanza. E come giustamente osserva Il Cicalino, “in un tavolo di confronto per la riforma del diritto d’autore è indispensabile che siano rappresentati – la modalità si può trovare – esperti, conoscitori dei media on line, assieme alle associazioni dei consumatori. Solo così i media tradizionali potranno offrire davvero un servizio all’Italia secondo un pluralismo dell’informazione che si alimenta anche e soprattutto della pluralità dei mezzi informativi”.

Dal blog la notizia viene rilanciata anche da Gianfranco Fini che su Twitter scrive: “La #rassegna on line è un servizio offerto gratuitamente ai cittadini e che garantisce un effettivo pluralismo dell’informazione” e specifica che “personalmente non vedo perché nell’era di Internet la rassegna debba essere oscurata”. E visto che la missiva della Fieg è indirizzata anche al Parlamento, il presidente della Camera spiega di essersi già attivato: “Stiamo portando avanti una serrata trattativa con la FIEG e cmq se ne occuperà l’ufficio di presidenza della camera”. Stupito anche Gianni Riotta che sul sito di microblogging si esprime su Anselmi: “escludo possa sostenere una baggianata così”.

Nel vuoto legislativo sul copyright, rimane aperto un quesito da indirizzare direttamente ai vertici della Fieg. Credete forse di recuperare dei lettori con il divieto alla pubblicazione delle rassegne stampa? No. Neanche un lettore e, a dirla tutta, nemmeno una copia di giornale. Anzi, proseguirà l’emorragia senza una ricerca consapevole, seppur difficile e complessa, di nuovi modelli di business. Perché la tecnologia divora il mercato a cui siete arroccati, per storia e formazione, in quanto editori. Il diritto d’autore è da costruire. Ragionateci, per non privarci dell’informazione.

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