New York -“La crisi dell’euro è stata il key driver delle condizioni finanziarie degli Stati Uniti a partire dalla metà del 2011″. E’ quanto si legge in un rapporto firmato Goldman Sachs.
Proprio riguardo a tale questione – il problema della crisi dei debiti sovrani che ha fatto e continua nonostante le rassicurazioni a far tremare tutta l’economia globale – si è soffermato Jan Hatzius, responsabile economista di Goldman Sachs, scegliendo quello che ritiene essere il miglior grafico del 2012, o anche il suo favorito.
Si tratta del grafico allegato; le linee grige misurano il rischio euro, determinato da diversi fattori tra cui i differenziali relativi ai credit default swap, ovvero ai contratti che vengono stipulati per tutelarsi contro il rischio che un paese faccia default e che misurano dunque il rischio paese. Le linee blu, invece, rappresentano in generale le condizioni finanziarie.
Misure di austerity, contrazione dell’economia, recessione, impoverimento dei cittadini: sono stati questi i temi che hanno dominato l’Europa nel 2012, anno che si avvia alla conclusione senza che si possa ancora tirare un sospiro di sollievo. Mario Draghi, numero uno della Bce, ha frenato la speculazione lanciando l’operazione OMT, acquisto illimitato di bond. Un acquisto che però è rimasto solo sulla carta, visto che per essere operativo necessita la richiesta di aiuti da parte di un paese (si pensava-sperava-speculava-temeva che la Spagna avrebbe fatto richiesta di un bailout, ma l’orgogliosa Madrid ha disatteso ogni tipo di scommessa).
A fine anno, qualche notizia che fa comprendere tutta la potenza della speculazione, sia nel bene che nel male, c’è. Bloomberg riporta per esempio che gli investitori che hanno avuto il coraggio di acquistare i bond greci nel mese di gennaio hanno guadagnato venti volte rispetto a chi ha deciso, per motivi, di sicurezza, di rifugiarsi sui bund tedeschi
Gli indici compilati da Bank of America Merrill Lynch e riportati da Bloomberg mettono in evidenza che il guadagno, per chi ha acquistato i titoli di stato ellenici, è stato di ben il 79%, contro il 3,7% dei bund tedeschi e il 5,8% dei titoli spagnoli. E’ la prima volta dal 2009 che i bond di Atene hanno garantito un ritorno. Ma ovviamente il fatto che grandi masse di fondi decidano di spostarsi verso un titolo, sia esso bond o azione, non significa che i fondamentali lo giustifichino. La storia insegna. Anche se nessuno ha imparato.