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(WSI) –
“Se la fiducia negli investimenti finanziari è debole e soprattutto altalenante, resta incrollabile la convinzione degli italiani che gli immobili siano l´impiego più sicuro”. Il Rapporto Bnl/Centro Einaudi prende in considerazione anche l´investimento immobiliare e giunge alla conclusione che la fede nel mattone sia la religione più diffusa fra gli investitori italiani. Nel 2006 la quota di risparmiatori che condividono questa opinione è plebiscitaria: l´83,8 per cento. In lieve flessione rispetto all´84,6 dell´anno precedente: forse perché il ciclo immobiliare, dopo il boom del 2000-2003 che ha visto crescere i prezzi a tassi di due cifre, sta lentamente declinando verso le sue fasi finali.
Nonostante la leggera e quasi impercettibile flessione, però, è dimostrato ancora una volta che gli italiani sono fermamente convinti che il mattone non tradisca mai e che costituisca la forma più solida e meno aleatoria d´investimento. Nonché la più semplice, visto che finora è bastato comprare e aspettare, al contrario delle complicazioni connesse all´investimento finanziario.
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Il 65,7 per cento degli italiani si spinge fino al punto di dire che gli immobili sono ‘il miglior investimento possibile´. Naturalmente non tutto è così semplice come sembra, e storicamente, almeno nel breve periodo, non sempre il mattone dà quest´impressione. Tanto è vero che, se si risale al non lontano 1997, un anno che seguiva un periodo di cali dei prezzi, la percentuale di italiani che considerava il mattone il miglior investimento possibile era addirittura (secondo il rapporto della Bnl/Centro Einaudi) soltanto il 18,6 per cento del totale. La percezione così positiva di oggi è dunque influenzata dal lungo periodo di boom, dal 1998 fino ai nostri giorni (sebbene in questo momento il rialzo sia ormai quasi esaurito).
Per quanto riguarda la ripartizione geografica degli aficionados del mattone, questo piace soprattutto nel Nord Est. Mentre, se si prendono in considerazione le categorie sociali, l´immobile fa sorprendentemente innamorare più degli altri i laureati, gl´impiegati e gl´insegnanti.
Se confrontiamo l´‘amore´ per il mattone con quello per i fondi d´investimento e per le azioni, la risposta è che l´indice di gradimento del primo (91,1 per cento) continua a surclassare gli altri due (rispettivamente il 58,1 e il 47,6 per cento).
La strada finanziaria all´investimento in azioni, rappresentata dalla sottoscrizione o dall´acquisto di quote di fondi immobiliari, “non pare scatenare grandi entusiasmi”, sottolinea il Rapporto. Infatti il 71,3 per cento delle famiglie dice di non conoscerli neppure, contro il 64,6 per cento del 2005: un´ondata di noncuranza e disaffezione verso questi strumenti del risparmio gestito che hanno come sottostante degli immobili.
Se si guarda a quelli che dicono di conoscere questi strumenti, ovvero il 28,7 per cento del totale, il 5,5 per cento afferma di possedere già quote di fondi immobiliari (era il 3,9 per cento nel 2005), ma un numero superiore di risparmiatori (il 9,3 per cento) si dichiara comunque sul punto di sottoscriverne uno.
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