Il mondo assicurativo rivede se stesso in funzione delle nuove dinamiche demografiche
Dal 1950 a oggi, la nostra vita si è allungata di almeno 20 anni, ma l’immaginario collettivo è rimasto improntato all’epoca dei nostri nonni, per questo facciamo fatica a prendere coscienza dei nuovi rischi e a modificare la pianificazione delle nostre risorse.
In Italia, l’aspettativa di vita media alla nascita è di 80,5 anni per gli uomini e di quasi 85 per le donne e nel 2080, secondo l’ISTAT, guadagneremo entrambi ancora 5 o 6 anni.
Questo il punto di partenza dello scenario delineato da Emanuela Notari durante l’evento di Wall Street Italia “Il valore dell’assicurazione – Dalla protezione all’investimento”, che ha poi evidenziato i principali rischi che ne derivano:
- Sopravvivere ai propri risparmi o essere costretti, anche in casi di elevata patrimonialità, a erodere il capitale destinato alla successione.
- Non riuscire a salvaguardare il benessere, la salute e l’autonomia fisica. Fino a qualche tempo fa il welfare familiare poteva sopperire alle carenze di quello pubblico, ma il calo delle nascite e l’ulteriore stretta nelle erogazioni del sistema nazionale mettono a rischio, oggi più che mai, questo approccio
- Contare sul risparmio lasciato in liquidità per il “non si sa mai”, non sufficiente a coprire i grossi imprevisti e oggi decisamente esposto al rischio inflattivo. Rischi con ricadute economiche e sociali e che richiedono nuove regole e attenzioni. La longevità ci regala, in sintesi, anni preziosi in cui possiamo godere di quanto abbiamo saputo costruire, ma anche maggiori fragilità nella fase più delicata del nostro ciclo di vita. Siamo di fronte ad un nuovo modo di stare al mondo.
Domanda e offerta, i margini di miglioramento
L’investimento assicurativo è lo strumento più adatto per gestire un adeguato tenore di vita e garantire un equilibrio economico-finanziario familiare, afferma Maurizio Binetti, ma la domanda di protezione è spesso frenata dal tentativo di bilanciare il rapporto rischio-rendimento.
Lo dimostra il forte orientamento verso i prodotti di Ramo 1, attraverso i quali il sottoscrittore cerca innanzitutto la tutela del capitale, in particolar modo nelle fasi di forte volatilità dei mercati. Basandoci invece sull’ampliamento dell’ambito di assicurabilità che la longevità porta con sé, oggi è fondamentale arrichire l’offerta destinata a persone di età avanzata (ultra ottantenni) con finalità non solo di accumulo, quindi, ma che consentano di avere entrate ricorrenti attraverso flussi cedolari. E non con una durata contrattuale predefinita, ma che privilegino la formula a vita intera.
In Italia, secondo Stefano Milani, lo scarsissimo utilizzo di coperture Long Term Care (obbligatorie altrove, come in Germania) è un evidente gap da colmare, soprattutto se consideriamo che la spesa per il welfare complementare integrativo (come ricoveri in RSA o badanti) è seconda soltanto all’out of pocket per il comparto sanitario.
Manca la comunicazione e così spesso si arriva tardi, quando, anagraficamente, la polizza a vita intera non si può più sottoscrivere. È evidente che il costo, in sé, rappresenti uno scoglio che crea resistenza, ma anche in questo caso informazione e proattività possono giovare un ruolo fondamentale: se la soluzione assicurativa fosse maggiormente diffusa, il rischio sarebbe più parcellizzato e il prezzo si ridurrebbe. Diffondendo la scelta, insomma, avremmo tutti un maggior beneficio.
Il cambio di paradigma: soluzioni, non prodotti
Oggi occorrono soluzioni in grado di accompagnare il cliente verso un nuovo approccio al tema del rischio che guardi oltre l’adozione del prodotto assicurativo.
Nel 2022, la spesa sanitaria pagata di tasca propria dagli italiani ha raggiunto i 41,5 miliardi di euro (Osservatorio Unipol) e la richiesta di prestazioni, soprattutto in ambito di prevenzione, visite specialistiche e odontoiatria, continua a crescere.
Ciononostante, evidenzia Giovanna Gigliotti, l’evoluzione dell’offerta di UniSalute non è tanto orientata al mero rimborso economico, quanto a seguire i sottoscrittori con un ruolo propositivo, attraverso percorsi e servizi di prevenzione innovativi e diversificati in base all’età o alle patologie croniche, come il telemonitoraggio. Le polizze assicurative sono oggi ritenute una valida soluzione da oltre il 34% della popolazione italiana, ma il lavoro da fare in questo senso è ancora molto.
Le BCC, calate sul territorio e improntate alla relazione, rafforza Stefano Milani, hanno il dovere di far emergere, oltre al bisogno, le potenziali soluzioni. Che devono essere chiare, semplici, focalizzate sulle necessità. Gli obiettivi sono certamente comuni, ma non uguali per tutti, quindi occorrono proposte targettizzate e focalizzate sui contenuti. Stiamo parlando di un fondamentale funzione sociale ed economica di cui tutti, istituzioni, industria, distribuzione e informazione, dobbiamo farci carico.
“Il valore dell’assicurazione”, rivedi la live dell’evento
Nell’evento trasmesso in diretta mercoledì scorso sui canali di WSI, “Il valore dell’assicurazione – Dalla protezione all’investimento“ il secondo panel, dedicato all’impatto della longevità, ha analizzato punti di forza e aree di miglioramento di un comparto che oggi può e deve fare la differenza.
Le principali evidenze emerse:
- Trend demografici fortemente “disruptive” rispetto al passato
- Poca consapevolezza dei rischi derivanti dal nuovo contesto
- Scarsa conoscenza delle soluzioni proposte dal mondo assicurativo
I relatori protagonisti del panel:
- Maurizio Binetti, Responsabile Bancassurance Danni e Vita Allianz Italia
- Giovanna Gigliotti, Amministratore Delegato UniSalute
- Stefano Milani, Direttore Generale BCC Servizi Assicurativi
- Emanuela Notari, Longevity Strategist e Docente Partner presso EMC3 Solution
L’evento: