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Il nuovo dandy

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Porta il made in Italy nel mondo, guida macchine anni ’90 e beve tequila con ghiaccio, ma solo se è Patrón Silver. Ritratto di un gentleman moderno

A cura di Margherita Calabi
Foto di Keila Guilarte

È indiscutibilmente un uomo dai gusti raffinati Guglielmo Miani, un fautore del bello, perché l’eleganza per lui è un modo di vivere prima di tutto. Nel garage di casa spiccano un esemplare unico di Ferrari 355 Berlinetta blu micalizzato, due Bentley special commission, una Alfa Romeo SZ Zagato e una Porsche 993 Turbo realizzata da Porsche Exclusive con interni in pelle rossa Can Can Red.

Le automobili sono la prima grande passione di Miani. Ma non l’unica.

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Guglielmo Miani, president & ceo di LARUSMIANI

Lei è un grande collezionista di auto d’epoca. Quando è nata questa passione?
“Da bambino ero molto vicino a Renato Della Valle, tre volte campione del mondo offshore. Aveva un’incredibile collezione di Ferrari. Ne rimasi estasiato. È grazie a lui se sono diventato un appassionato di motori”.

Quali modelli colleziona? 
“Sono tutti degli anni ’90. Un periodo molto interessate sia dal punto di vista estetico che dal punto di vista della tecnologia: automobili moderne con delle valutazioni ancora interessanti. Sono le macchine che sognavo quando ero ragazzo”.

L’auto più bella che ha guidato?
“Una Mini Moke che ho ricomprato quest’anno uguale a quella che aveva mio padre quando avevo 14 anni. È la prima macchina che ho guidato in una strada deserta in Costa Smeralda. Lo ricordo ancora vivamente”.

Arte: lei colleziona opere moderne o classiche?
“Sono molto legato all’arte minimalista: Sol LeWitt, Donald Judd, Lucio Fontana. Artisti che parlano dell’essenzialità delle cose”.

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È un amante delle barche? Preferisce un super yacht su un mare calmo o una barca a vela con il mare in tempesta?
“Il mare e la barca sono due elementi importanti della mia vita. L’acqua è il luogo dove riesco a rilassarmi di più. Delle barche a vela apprezzo il silenzio, la sensazione di tornare indietro nel tempo e l’essere a contatto diretto con la natura. Delle barche a motore apprezzo le performance e la velocità. Ho appena acquistato un Montecarlo Offshorer, per me un’icona della Costa Azzurra degli anni ’80 e ’90.”

Vizi. Quali sono i suoi? Qual è il suo drink preferito?
“Il fumo sicuramente. Quando esco la sera se non bevo vino rosso bevo tequila con ghiaccio. Rigorosamente Patrón Silver”.

Cosa indossa al polso?
“Un Patek Philippe Nautilus customizzato da George Bamford, disegnato negli anni 70 da Gérald Genta. Questa versione è tutta nera, molto particolare. È un orologio molto sottile, un dettaglio che amo molto”.

Lei ci tiene a farsi ambasciatore del made in Italy in giro per il mondo. Come?
“Il made in Italy si racconta ogni giorno attraverso i prodotti che l’imprenditoria italiana ha saputo esportare, oggetti che derivano direttamente dalla nostra cultura. Oggi l’obiettivo per me è far vivere agli stranieri il lifestyle italiano in Italia”.

Cosa la gratifica di più?
“Dedicare del tempo ad attività di mentorship come quelle che sono già ben implementate negli Stati Uniti. Mi piacerebbe vedere gli
imprenditori italiani di successo dedicare del tempo ai giovani e alle nuove generazioni che hanno bisogno di stimoli ed esempi da seguire”.

Sull’account Instagram di LARUSMIANI, che segue personalmente, spesso pubblica foto di grandi uomini come Aristotele Onassis, Richard Burton, Michael Douglas. Chi è il più grande gentleman di ieri e di oggi?
“Mio nonno, Guglielmo Miani, vive nella mia memoria come un uomo di grande eleganza, energia e carisma. Poi Gianni Agnelli e Roger Moore, icone di stile anche per come hanno vissuto la propria vita”.

L’avvocato Agnelli portava l’orologio sopra al polsino, lo stivaletto in camoscio con l’abito sartoriale. Il suo stile passava anche attraverso il modo di parlare, di sorridere, di stringere affari, di guidare una macchina. Ci definisce, invece, il suo di stile?
“Amo giocare con i colori, un tocco inaspettato come l’indossare le pantofole friulane con l’abito. Mi piace un pizzico di sorpresa nella vita e, di conseguenza, anche nel vestire”.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di novembre del magazine Wall Street Italia.