Economia

Il nuovo mondo dei dati è una sfida per le banche

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il nuovo mondo dei dati è una sfida per le banche

di Sandra Riccio

Le nostre vite si stanno spostando sempre di più sui canali online. Acquistiamo sulle piattaforme web tutto quello che ci serve nella vita quotidiana, dai generi alimentari, all’intrattenimento fino ai principali prodotti assicurativi e d’investimento. La pandemia ha accelerato enormemente questa tendenza e le grandi piattaforme stanno diventando sempre più estese, prendendo esempio dalle BigTech cinesi che ormai offrono ampi ecosistemi di proposte non soltanto di beni e servizi ma anche di stili di vita veri e propri.

Questo aspetto riguarda sempre di più anche il mondo dei servizi finanziari che una volta erano offerti esclusivamente da realtà finanziarie tradizionali. È il caso dei pagamenti, del credito e della gestione patrimoniale. Adesso questi servizi sono forniti anche come elementi plug and play incorporati negli ecosistemi digitali. Il risultato è che i fornitori di servizi finanziari che si avvalgono di questo tipo particolare di ecosistemi non sono più gli incumbent dell’industria finanziaria bensì sono le BigTech e le FinTech del momento. In questo nuovo paradigma gli incumbent rischiano di diventare marginali.

“L’industria dei servizi finanziari deve fare i conti con una definizione sempre più ampia di ciò che costituisce il valore, dal denaro fiat alle rappresentazioni digitali delle valute, fino ai beni reali, alle frazioni di beni e ai diritti ai beni – dice Paolo Gianturco, Business Operations and Fintech leader di Deloitte Consulting –. L’aspetto più importante è il tema del valore dei dati transazionali sottostanti agli ecosistemi e alle operazioni relative ai servizi finanziari”.

Per l’esperto, è in corso un’inesorabile tendenza a spostare il controllo su questi dati dalle banche e dalle BigTech. Adesso emerge la tendenza a permettere ai clienti di decidere come il valore dei loro dati viene creato, conservato e trasferito. Questo aspetto ridefinirà la forma futura degli ecosistemi digitali e dei servizi finanziari che propongono.

In pratica le tecnologie e gli ecosistemi emergenti stanno espandendo la portata di ciò che costituisce valore, in combinazione con la spinta a dare ai consumatori il controllo sull’uso e sulla condivisione dei propri dati e del valore che questi dati creano.

“In questo processo l’identità digitale sarà un abilitatore e acceleratore chiave del futuro del trasferimento di valore – spiega Gianturco –. Sempre di più, le identità digitali non saranno attribuite soltanto a individui ed entità ma, virtualmente, a tutti i beni e servizi, collegando efficacemente il mondo fisico e quello virtuale. Questo è supportato dalla tecnologia distributed ledger, che fornisce i mezzi per condividere l’identità digitale senza trasgredire le leggi sulla privacy, permettendo agli individui e alle imprese di provare le loro credenziali in modo sicuro e facile, senza condividere eccessivamente i dati”.

In futuro, le opportunità per la creazione, l’acquisizione e il trasferimento del valore si verificheranno ad ogni livello di un ecosistema. Il tutto porterà a una nuova alba della responsabilizzazione in cui anche i fruitori di servizi finanziari saranno profondamente coinvolti. I clienti riconoscono infatti sempre di più il valore della loro attività e dei dati che genera.

Diventa inevitabile che chiedano più potere per creare, acquisire e trasferire quel valore da soli. Per le banche questo aprirà a una nuova era di empowerment del cliente, con il valore dei dati determinato dalla capacità di accedervi.

L’industria dei servizi finanziari del futuro vedrà l’equilibrio di potere diviso più equamente tra “creatori” e clienti. “Stiamo già vedendo gli inizi di questo processo nello sviluppo di token non fungibili – dice Paolo Gianturco –. Ma questo è solo l’inizio. L’empowerment significherà che molti degli attuali prodotti, soluzioni e modelli operativi diventeranno irrilevanti”.

In pratica in futuro sia gli operatori storici che quelli nuovi dovranno reinventare se stessi e il loro intero approccio alla creazione e all’acquisizione del valore. In ogni caso, nel nuovo scenario, sia i regolatori sia i legislatori saranno alle prese con il dilemma della finanza decentralizzata, che promette molti benefici, ma porta con sé sfide significative alle norme sociali correnti, compresa l’intrinseca erosione della supervisione regolamentare.
“Alla luce di tutto questo, l’industria dei servizi finanziari deve cambiare radicalmente il suo modo di pensare per riconoscere l’inevitabile: la simultanea creazione, acquisizione e trasferibilità del valore cambierà irreversibilmente il panorama dell’industria – conclude Paolo Gianturco –. Nel nuovo scenario non mancheranno le opportunità. Per coglierle occorre iniziare già adesso a cavalcare il cambiamento”.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di novembre del magazine Wall Street Italia.