Apple, Amazon, Microsoft, Spotify e Netflix sono i big coinvolti nel nuovo scandalo Facebook rivelato da un’inchiesta del New York Times. Per anni il social network di Mark Zuckerberg avrebbe consegnato a un centinaio di società tech, tra cui i nomi grossi di cui sopra, i dati degli utenti concedendo loro una deroga “alla abituali regole sulla privacy”.
L’inchiesta ha messo in luce come nell’era del digitale il bene più prezioso siano i dati personali, merce di scambio su vasta scala da alcune delle più potenti aziende della Silicon Valley e oltre. Uno scambio a tutto beneficio delle parti: Facebook con più utenti ha guadagnato sulle entrate pubblicitarie, mentre le aziende invece conoscendo gusti degli utenti hanno potuto rendere i loro prodotti più attraenti.
Facebook ha permesso al motore di ricerca Bing di Microsoft di vedere i nomi di praticamente tutti gli amici degli utenti di Facebook senza il loro consenso, mentre a Netflix e Spotify ha dato la possibilità di leggere i messaggi privati degli utenti di Facebook. Inoltre Amazon ha ottenuto i nomi degli utenti e le informazioni di contatto attraverso i loro amici. Secondo l’inchiesta, però, Facebook avrebbe concesso lo status di “integration partner” anche a società che con la produzione di smartphone non hanno nulla a che fare come per Yahoo e Yandex. Facebook non ha trovato prove di abusi da parte dei suoi partner, ha detto una portavoce mentre alcuni dei più grandi partner, tra cui Amazon, Microsoft e Yahoo, hanno dichiarato di aver utilizzato i dati in modo appropriato, ma hanno rifiutato di discutere le operazioni di condivisione in dettaglio.
Il titolo Facebook ha sofferto un tonfo del 7,25% ieri a Wall Street e dall’inizio dell’anno, il ribasso è del 24% circa. Un gruppo di azionisti ha chiesto a Zuckerberg di farsi da parte come presidente e hanno anche intentato una causa sostenendo che i dirigenti non sono riusciti a imporre efficaci misure di tutela della privacy mentre su Twitter impazza l’hashtag #DeleteFacebook.