Nel maxicondono fiscale – in tutto, dodici specifiche sanatorie – c’è solo l’imbarazzo della scelta. Tutto è sanabile, tutto è tombale, visto che il governo nel maxiemendamento ha deciso che la «vendita delle indulgenze» metterà una croce sui peccati del passato – anche quelli penalmente rilevanti – e garantirà a tutti il paradiso fiscale.
E chi ha evaso di più il fisco sarà maggiormente premiato, visto che per gli evasori più sfacciati è prevista una sanatoria che fa riferimento alle cifre denunciate.
Il maxicondono viene presentato come provvedimento «democratico»: non fa differenze di classe, di censo o di figura, partendo da un presupposto: chi non ha scheletri nell’armadio?
Questo significa che a beneficiarne saranno indifferentemente le persone fisiche e le società. L’unica cosa non prevista è che ai poveri disgraziati che hanno pagato fino all’ultima lira di imposte venga elargito un «premio di fedeltà», magari un titolo di cavaliere.
Alle società è esteso anche il provvedimento pudicamente definito lo scorso anno «scudo fiscale», cioè la sanatoria per i soldi clandestinamente esportati all’estero.
Grazie a quel provvedimento, ci ha garantito Tremonti, dall’estero sono già rientrati oltre 100mila miliardi di lire. Quello che sta per essere varato, giurano, frutterà ancora di più.
Saranno i cassintegrati Fiat a fare la corsa per far rientrare i soldi nascosti all’estero? O saranno «i pirati della lira» che approfitteranno della nuova finestra con la certezza che di questo governo si possono fidare?
O saranno le imprese, che grazie alla nuova versione dello scudo fiscale potranno dare un colpo di spugna ai falsi in bilancio costruiti con i fondi neri all’estero?
Tutto sarà condonabile, anche il canone Rai evaso in passato. Il «condono Rai» arriva nello stesso giorno in cui si conferma che Enzo Biagi non apparirà più in tv. Un «comunista» in meno sullo schermo, ma speriamo anche migliaia di persone che eviteranno di sovvenzionare la tv di stato berlusconiana.
Altra novità: il governo dopo la figuraccia sulla ricerca (ha fatto scalpore sulla stampa di tutto il mondo la notizia delle dimissioni di massa dei rettori delle Università) ha deciso di mettere una addizionale fiscale sul tabacco. Destinata, appunto, alle università e alla ricerca.
Viene presentata come una tassa finalizzata. Mentono: il gettito previsto (tra i 400 e i 500 milioni di euro) solo in piccola parte, la metà al massimo, finirà alla ricerca.
Per ora l’unico condono non previsto è quello edilizio, ma – ci potete scommettere – nei prossimi giorni farà di nuovo capolino, magari sotto forma di emendamento presentato da qualche deputato meridionale del Polo. Quasi sicuramente di An.
E questo perché il governo ha una fame illimitata di soldi, visto che è in una fase di tracotante disperazione finanziaria ben rappresentata dall’iter di questa legge finanziaria.
Mai nella storia delle finanziarie un governo aveva varato una legge di bilancio sentendo il bisogno di modificarla successivamente con maxiemendamenti nei due rami del parlamento, come è accaduto quest’anno.
Il fatto è che il primitivo testo (quello presentato a fine settembre) era un falso clamoroso; che il primo emendamento (alla camera) servì unicamente a bloccare il dibattito; che il secondo (al senato) serve a tappare i clamorosi fiaschi di Tremonti.
Tanto a natale nessuno avrà da obiettare. E se dai banchi dell’opposizione qualcuno ci proverà, il governo ha già pronta «la fiducia». Ma la fiducia di chi?
Copyright © Il Manifesto per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved.