New York – Il Pentagono tenta di dare una spallata alla Cia sulle operazioni di intelligence. Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha messo a punto un piano di potenziamento della propria rete di spionaggio che prevede l’invio di centinaia di agenti all’estero.
L’obiettivo è trasformare la Defence intelligence agency, (Dia), quasi esclusivamente impegnata nell’ultimo decennio nelle guerre in Afghanistan e Iraq, in un servizio di spionaggio più sofisticato e flessibile volto a individuare e prevenire rischi emergenti nelle zone calde del pianeta. Quando il piano di rafforzamento verrà completato saranno circa 1.600 le unità impiegate in tutto il mondo, rispetto alle poche centinaia attuali.
Tra le priorità fissate dal Pentagono ci sono il monitoraggio dei gruppi islamisti attivi in Africa, lo sviluppo di armamenti da parte dell’Iran e della Corea del Nord, e i piani di ammodernamento degli arsenali cinesi. “Non si tratta di un semplice riordino della Dia, ma è una riorganizzazione”, ha detto il generale Michael Flyinn, direttore della stessa agenzia militare.
Il piano di rafforzamento rientra del resto nella più ampia volontà di convergenza tra forze militari e agenzie di intelligence anche per evitare fallimenti come quello occorso al consolato di Bengasi durante l’attacco dello scorso 11 Settembre.
Inoltre riflette l’approccio militare voluto dall’amministrazione di Barack Obama, volto al rafforzamento delle politiche anti-terrorismo basate su azioni mirate e sotto copertura rispetto alle operazioni militari tradizionali.
Da non sottovalutare in questo senso la notizia data dal Wall Street Journal secondo cui negli ultimi due mesi gli Stati Uniti hanno aumentato le operazioni di spionaggio alla centrale nucelare di Busheh, in Iran.
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