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IL PIANO BERLUSCONI E’ IN STALLO

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Sabato prossimo una delle piu’ grandi piazze di Roma si riempira’ di italiani
che protesteranno contro Silvio Berlusconi, il capo (conservatore) del governo
italiano.

La manifestazione, a Piazza San Giovanni, nelle intenzioni degli organizzatori
dovrebbe essere la piu’ grande protesta anti-Berlusconi di quest’anno, a cui
dovrebbero partecipare decine di migliaia di dimostranti.

Eppure e’ assai
improbabile che abbia il minimo impatto sia sul primo ministro che sulle
politiche del suo governo.

Sedici mesi dopo essere stato eletto alla carica, in una decisiva
vittoria elettorale, Berlusconi continua a dominare la scena politica, con la
sua illimitata fiducia in se stesso e un astuto controllo delle leve del
potere.

I suoi oppositori a sinistra devono ancora scuotere il governo o rigirargli
contro l’opinione pubblica. La scorsa settimana, quando gli fu chiesto se era
preoccupato per le proteste anti-governative, lui ha dichiarato: “No,
assolutamente no. Non vedo come la nostra democrazia possa soffrire per queste
dimostrazioni, che io considero vergognose e completamente ingiustificate”.

Ma se sono pochi i dubbi sulla supremazia politica di Berlusconi, lo
stesso non puo’ dirsi sull’utilizzo che sta facendo del potere
– se non altro agli occhi dei suoi critici.

Fin dal momento della vittoria
alle elezioni, il governo Berlusconi ha dimostrato un’impressionante efficienza nel
concepire misure che, dice l’opposizione, sono ritagliate per il suo
interesse personale ma non per quello dell’Italia in generale. Tali misure
comprendono una legge sulle frodi di bilancio e una riforma dei processi
che potrebbero innescare il collasso dell’ultimo caso giudiziario in cui
Berlusconi, l’uomo piu’ ricco d’Italia, e’ sul banco degli accusati per corruzione nella condotta dei suoi affari.

Circa la politica economica, tuttavia, i risultati del governo sono piu’
diseguali. Alcune delle promese fatte in campagna elettorale sono
state mantenute: l’aumento della pensione minima statale per chi ha superato i
70 anni, la riduzione delle tasse per le aziende che reinvestono i profitti,
l’abolizione delle tasse sulle eredita’ e sulle successioni.

Ma altre e piu’ importanti promesse, rimangono in parte, o interamente, non
mantenute: la riduzione delle tasse sul reddito, la riforma del mercato del
lavoro, gli investimenti nelle infrastrutture, le privatizzazioni, e una
riorganizzazione della finanza pubblica.

Il problema per Berlusconi e’ che il
panorama economico dell’Italia e’ in via di deterioramento (in parte e’ il
riflesso di una piu’ ampia debolezza europea e globale) e minaccia di rendere
irrealizzabile il programma di riforme.

Se questo dovesse accadere, il governo Berlusconi sarebbe suscettibile d’essere accusato del fatto
che, durante la prima parte del mandato, s’e’ dedicato a questioni puramente marginali
sprecando la migliore opportunita’ in decenni per varare serie riforme
strutturali.

Berlusconi gode di una larga maggioranza in tutte e due le Camere
del Parlamento, il che da’ al suo governo un grado di potere
legislativo e la legittimazione politica che sarebbero state l’invidia delle molte
precarie coalizioni che hanno governato l’Italia dopo il 1945.

Guidato da
Forza Italia, il suo partito personale, questo governo si sta dimostrando piu’
resistente della prima amministrazione Berlusconi, la quale si disintegro’ nel 1994
dopo appena sette mesi. Questa volta ci sono tutte le ragioni per aspettarsi che
Berlusconi resti in carica per l’intero mandato parlamentare di cinque anni, un risultato
raro per un primo ministro italiano.

La sua causa e’ stata aiutata dalle divisioni intestine all’opposizione,
punto che probabilmente sara’ sottolineato dalla dimostrazione di sabato. Di
fatto non sara’ la protesta di un partito politico o di un’organizzazione
sindacale, ma l’ultimo di una serie di raduni di cittadini cominciati dopo che
il noto regista cinematografico Nanni Moretti, lo scorso febbraio,
critico’ l’opposizione politica formale per il fatto che non era in grado di schierare con ordine
il pubblico risentimento contro Berlusconi.

Ognuno di questi raduni va sotto il nome di “girotondo”, un termine che ricorda
le filastrocche dei bambini italiani. In questo spirito le manifestazioni sono
state per adesso di tono leggero, piuttosto che espressioni di indignazione
politica – “feste di strada per la classe media, un sacco di ragazzini e molte
chiacchere, canzoni piu’ che salmodie”, nelle parole di James Walston,
professore di scienze politiche all’American University di Roma.

Per queste ragioni, in parte, alcuni dei politici dell’opposizione sono
cauti nel farsi associare ai raduni o al movimento che li
sostiene. Massimo D’Alema, l’ex primo ministro di centro-sinistra – che non
partecipera’ sabato alla manifestazione – dice che questi eventi potrebbero
distrarre dal compito di montare un’opposizione efficace contro Berlusconi in
Parlamento.

“E’ giusto avere un dialogo con il movimento civile, a condizione che non
si corra il rischio di creare un clima in cui i partiti di sinistra perdono
di legittimita’”, dice D’Alema. “E’ troppo comodo per Berlusconi sostenere che
la sua vera opposizione e’ nelle piazze”.

Berlusconi ha giocato con abilita’ sulle difficolta’ degli avversari, per
esempio persuadendo due delle tre principali organizzazioni sindacali a firmare un “patto per
l’Italia”, che offre al governo l’occasione di approvare riforme in aree come
il mercato del lavoro, le tasse e le pensioni.

Ma se queste riforme saranno effettivamente varate, comincia ora ad essere
discutibile. Il rallentamento della crescita economica, l’aumento del
deficit di bilancio, il tasso di inflazione al di sopra della media
europea, limitano le possibilita’ di manovra del governo per il budget 2003
che deve essere presentato per la fine del mese.

Il governo e’ determinato a mantenere la promessa del taglio alle tasse per
gli italiani a basso reddito, solo che l’imposizione fiscale globale non puo’
essere allentata in modo significativo per via dell’enorme debito pubblico
dell’Italia, che quest’anno ci si aspetta salga – per la prima volta dal 1994 – a
circa il 110% del prodotto interno lordo.

Per gli stessi motivi, la riforma
del mercato del lavoro e quella del sistema pensionistico
statale (insostenibilmente costoso), incontreranno una resistenza perfino piu’ forte dell’usuale, in questo
clima di debolezza economica.

Berlusconi da’ la colpa di alcuni dei suoi problemi all’enfasi messa
dall’Unione Europea al freno fiscale. Egli identifica due fazioni nell’UE: una
che ripone la fiducia in un’eventuale ripresa del ciclo economico; e una che
si oppone all’imposizione di legacci all’economia in un momento in cui i tempi sono
difficili. “Noi apparteniamo alla seconda scuola di pensiero”, ha detto
la scorsa settimana.

Ciononostante le sue opzioni appaiono limitate, e piu’ a lungo la ripresa
economica ritarda, piu’ grande e’ l’opportunita’ che i partiti di
centro-sinistra hanno per persuadere gli elettori che lui non e’ in grado di gestire
efficacemente l’economia.

E’ un’opportunita’ che rimarra’ aperta anche se la dimostrazione di sabato non
dovesse servire a nulla, nel breve termine, per restaurare le fortune dell’opposizione.

*Tony Barber e’ editorialista del Financial Times

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