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Nuovo piano Mps. Ma resta girone infernale sofferenze

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ROMA (WSI) – C’è un nuovo piano per salvare Mps e scongiurare che a pagare siano i piccoli risparmiatori italiani. Un’opzione vagliata dal board dell’istituto in crisi prevede uno swap volontario tra titoli del debito e titoli azionari. L’idea è rendere più appetibile un maxi aumento di capitale che era stato fissato a 5 miliardi di euro, circa dieci volte la capitalizzazione attuale della banca, e che sinora non aveva riscontrato grande successo.

La raccolta fondi fa fatica a ingranare per via dell’assenza di investitori privati e istituti di credito disposti a partecipare al terzo piano di ricapitalizzazione di Mps in tre anni di tempo. L’obiettivo dei dirigenti di Monte dei Paschi di Siena, per rendere più attraente per gli investitori il programma di aumento di capitale, è quello di ridurne la portata convertendo la maggior parte del debito subordinato in azioni.

La crisi di Mps minaccia di compromettere tutto il settore che, così come il paese stesso fortemente indebitato, deve fare i conti con una mancanza di fiducia nei suoi confronti. La terza banca d’Italia e la più antica al mondo ha annunciato il piano di aumento di capitale già a luglio, dopo che una lettera della Bce in cui veniva chiesto anche lo smaltimento di crediti deteriorati, e ha intenzione di chiudere tutto entro fine anno, proprio per ridurre l’incertezza sul futuro della banca.

Ci sono un paio di ostacoli da non prendere sotto gamba. Innanzitutto rispettare le scadenze non sarà facile visto che il 4 dicembre si terrà il referendum costituzionale decisivo per le sorti del governo. Una vittoria dei No e l’apertura di una crisi politica potrebbe mettere immediatamente in secondo piano i problemi di Mps e la sua ricerca di raccolta fondi.

Il secondo aspetto riguarda i crediti deteriorati in portafoglio. Ripulire il bilancio è il passo obbligato da compiere per la banca se vuole restare a galla. Dagli ultimi stress test condotti sui 51 principali istituti di credito europei è emerso che Mps finirebbe con un Tier 1 – il rapporto per misurare la forza patrimoniale di un gruppo finanziario – negativo nel peggiore degli scenari presi in considerazione dagli esami.

Il girone infernale delle sofferenze

Il piano industriale, questo almeno è l’obiettivo del management di Mps, dovrebbe essere approvato tra meno di un mese, il 24 ottobre. A parte il piano durante la riunione del board di Mps si è parlato anche del nodo sofferenze. Dopo tematiche di natura ordinaria, il consiglio ha fatto il punto sull’operazione straordinaria comunicata in luglio in cui è stato dato il via libera all’aumento di capitale da 5 miliardi e il piano di cessione di 27,7 miliardi di sofferenze lorde, ossia crediti deteriorati destinati all’inesigibilità.

Ma in questo caso una soluzione privata non sarà facile da trovare. Il governo potrebbe anche finire per violare le regole europee sui bailout. La situazione nel settore – con i crediti deterioriati che ammontano a circa il 17% del Pil – è così grave in Italia che le regole Ue potrebbero essere ignorate, dice Etay Katz, partner di Allen & Overy. “Le sanzioni non sono pesanti. L’alternativa è una calamità: molteplici soluzioni di molteplici banche e potenzialmente una crisi sovrana”.

L’11% dei prestiti sono non performanti. Secondo Gennaro Pucci, chief investment officer di PVE Capital, i problemi continueranno a crescere e a crescere. Non fare nulla per risolverli è la soluzione peggiore possibile. Se possono trovare un modo di rimandare ancora, lo faranno”.

 

Mps sta tentando di fare qualcosa ma potrebbe non essere abbastanza. Il CdA ha avviato “approfondimenti volti, tra l’altro, a recepire, nella struttura dell’operazione la possibilità di includere nel contesto dell’operazione un esercizio di liability management (ossia un’offerta diretta a titolari di strumenti di debito emessi, o garantiti, dalla Banca, finalizzata alla loro conversione volontaria in capitale) secondo modalità ancora in fase di studio”, dice la travagliata banca in una nota.

Il Consiglio riunitosi ieri è stato il primo a vedere la partecipazione di Marco Morelli come amministratore delegato e direttore Generale. Il consiglio si è svolto sotto la presidenza di Massimo Tononi. Prima della fine di novembre verrà convocata una riunione con gli azionisti.

Il Corriere della Sera sostiene che quatto fondi del Qatar siano pronti a partecipare al piano di aumento di capitale con 250 milioni ciascuno. La banca non ha commentato l’indiscrezione e ieri i titoli hanno giovato delle voci, realizzando un guadagno dell’1,43% a 0,19 euro. Oggi a Piazza Affari (segui live blog) il titolo è tra i migliori di seduta e guadagna al momento un altro punto percentuale, portandosi a quota 0,193 euro.

Il timore delle autorità europee, riferisce Reuters citando tre fonti a conoscenza della vicenda, è che l’aumento faccia flop e che l’istituto di Siena dovrà fare ricorso agli aiuti statali. 

Fonte principale: Reuters