NEW YORK (WSI) – Anche se ancorata ai minimi da quattro anni, l’inflazione tedesca prova a rialzare la testa. La conferma è arrivata oggi con la pubblicazione dei dati preliminari sull’inflazione a giugno: secondo l’Ufficio di statistica Destatis l’indice dei prezzi al consumo ha segnato un incremento dello 0,3% contro il +0,2% atteso dagli analisti, portando il dato annuo all’1%, ai minimi da febbraio 2010. Va ricordato che, a maggio, l’inflazione era scesa allo 0,9%, registrando il livello più basso da quattro anni.
“I dati rappresentano un sollievo alla Banca centrale europea che, all’inizio del mese, ha dato una nuova sforbiciata ai tassi di interesse, portandoli ai minimi storici dello 0,15%” rilevano da più parti gli analisti
Se il raffreddamento dei prezzi può sembrare in apparenza una benedizione per i consumatori, la deflazione mette a rischio la ripresa in quanto innesca un circolo vizioso in cui imprese e famiglie ritardano gli acquisti, strozzando così la domanda e spingendo le aziende a licenziare. Tali preoccupazioni hanno convinto la Banca centrale europea a ridurre ulteriormente il costo del denaro e lanciare una serie di altre misure per allentare al minimo storico le condizioni monetarie nell’area della moneta unica.
Soprattutto il dato di oggi implica una possibilità di effettuare un lieve ritocco al rialzo al dato sull’inflazione generale dell’area euro. Dopo la caduta allo 0,5 per cento annuo di maggio, dal precedente 0,7 per cento, secondo Evelynn Hermann, di Bnp, potrebbe tornare ad uno 0,6 per cento a giugno. La stima preliminare di Eurostat verrà pubblicata lunedì.
Resterebbe comunque lontana dall’obiettivo ufficiale della Bce, che punta ad una inflazione inferiore ma vicina al 2 per cento e proprio per questo a inizio giugno l’istituzione monetaria ha deciso diverse nuove misure. Un taglio dei tassi di interesse al nuovo minimo storico dello 0,15 per cento e l’immissione di nuove liquidità nell’economia reale, tramite rifinziamenti agevolati e vincolati alle banche.
Il dato tedesco allenta marginalmente i timori che l’unione valutaria scivoli in una deriva deflattiva e che la Bce debba operare ulteriori manovre. In alcune occasioni il presidente dell’Eurotower Mario Draghi aveva avvertito che l’eventuale varo di un ampio programma di acquisti di titoli finanziari (Quantitative Easing), sarebbe dipeso innanzitutto proprio dal peggioramento del quadro inflazionistico con nuovi indebolimenti.
Il Consiglio direttivo tornerà a riunirsi giovedì 3 luglio. Intanto l’indice Eurocoin, elaborato da Banca d’Italia e centro studi Cepr e che misura l’andamento di fondo dell’economia di Euroandia, si è attestato al più 0,31 per cento a giugno, lo stesso valore di maggio. Un miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari e il recupero dell’attività industriale è stato compensato dal peggioramento della fiducia nelle imprese. E oggi l’indagine della Commissione europea ha riferito di una generalizzata moderazione della fiducia nell’Unione valutaria.