NEW YORK (WSI) – Negli ultimi anni, l’impennata dei prezzi del petrolio ha spesso conquistato le prime pagine dei giornali. In realtà, guardando a un futuro non tanto lontano – si legge in un articolo pubblicato sul sito del Guardian, firmato da Lester Brown, uno dei più importanti ambientalisti del mondo, fondatore del Worldwatch Institute e dell’Earth Policy Institute– la vera minaccia per l’umanità è un’altra, ovvero il picco dell’acqua. “Se è vero che ci sono sostituti per il petrolio, è altrettanto vero che non ce ne sono per l’acqua. Siamo in grado di produrre cibo senza petrolio, ma non senza acqua”.
Il dilemma – come messo in evidenza da Brown– ruota intorno alla produzione alimentare. E in particolare intorno a quella del prezzo del grano. “In media – continua l’articolo – beviamo, in una forma o nell’altra, quattro litri e mezzo d’acqua al giorno, ma il cibo che mangiamo ogni giorno ne richiede 2.250 litri per essere prodotto, quindi 500 volte tanto. Ottenere abbastanza acqua da bere è piuttosto facile, ma trovarne a sufficienza per produrre le quantità sempre crescenti di grano che il mondo consuma, è un altro discorso”. “Durante la seconda metà del ventesimo secolo, la superficie irrigata del mondo è cresciuta, passando dai 100 milioni di ettari del 1950, a quasi 300 milioni di ettari del 2000. Ma da allora, la crescita dell’irrigazione ha segnato una drastica battuta d’arresto, crescendo solo del 10% tra il 2000 e il 2010”.
Parlando di acqua e del nostro futuro, ci troviamo di fronte a molte domande che al momento non hanno risposta. Tra le più rilevanti: può il mondo essere sul punto di affrontare il picco dell’acqua? O l’ha già raggiunto? Gli agricoltori prelevano l’acqua per irrigare o dai fiumi o dalle falde acquifere sotterranee. Attingere alle risorse idriche sotterranee ha contribuito ad espandere la produzione alimentare mondiale, ma la domanda di grano ha continuato a salire e la quantità di acqua pompata ha continuato a crescere. Di fatto, l’eccessivo pompaggio ha creato una bolla alimentare basata sulla quantità d’acqua utilizzata, una bolla che scoppierà quando le falde acquifere saranno esaurite.
Oggi – rileva l’autore – circa 18 paesi, ospitanti la metà della popolazione mondiale, pompano una quantità eccessiva d’acqua dalle proprie falde acquifere. Tra questi spiccano i tre grandi produttori di cereali – Cina, India e Stati Uniti – e diversi altri paesi popolosi, compreso l’Iran, il Pakistan e Messico. La domanda è: il picco dell’acqua sarà seguito da quello del grano o è rimasto un potenziale tecnologico non ancora sfruttato, che sia sufficiente ad aumentare abbastanza la resa, tanto da compensare le eventuali perdite imminenti dovute ai pozzi che si prosciugheranno?