Società

Il rimbalzo del gatto morto

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ROMA (WSI) – La stampa (anche quella specializzata) sembra sottovalutare il dato sul Pil comunicato appena ieri dall’Istat.

Eppure il dato appare assai grave, perché ci dice moltissime cose sul futuro del nostro Paese. Non solo perché giunge a seguito di un timido rialzo (quarto trimestre 2013), dopo 9 trimestri negativi, e che quindi ci si sarebbe potuti attendere un consolidamento del rimbalz(in)o dell’ultimo trimestre 2013. Ma anche perché sentenzia (semmai ce ne fosse ancora bisogno) il destino verso il quale sta precipitando l’Italia, peraltro anche a grande velocità.

Non so se i giornali, e in generale i mezzi d’informazione, lo facciano per malafede o perché ne capiscono ben poco. Ma mio modestissimo parere è un dato assai allarmate, poiché, tra le altre cose, testimonia l’impossibilità di crescere da parte dell’Italia, nonostante altre economie stiano facendo benino (se non bene, in alcuni casi).

Il governo stesso, nell’ambito del DEF varato solo poche settimane fa, attribuisce un peso significativo alla componente di Pil derivante dalla crescita di altre economie. Crescita che, a quanto pare, l’Italia non riesce ad afferrare, tramutandola in valori positivi di Pil.

Ciò significa che l’Italia è nell’impossibilità (ormai) cronica e strutturale di agganciare la ripresa, ancorché trainata dallo sviluppo di altre economie. E i bassi tassi di crescita registrati negli ultimi anni 15 dall’Italia rispetto alla media UE (mediamente circa 1.5% in meno annuo), costituiscono solo il preambolo di una conclamata incapacità che si è ulteriormente amplificata per effetto della crisi.

In subordine, significa anche che il tessuto sociale e quello produttivo del paese sono fortemente lesi, indeboliti, sfiniti, e pertanto incapaci di esprimere neanche lontanamente il vigore potenziale che invece sarebbe necessario e indispensabile per uscire da questa catastrofe, benché in maniera cauta, timida ma comunque progressiva.

Aggiungiamo anche che non è affatto detto che le altre economie, per il prossimo futuro, riescano a performare come stanno facendo. Oppure che qualche crisi di natura geopolitica o finanziaria potrebbero abbattersi su questa fase di ciclo economico, ed ecco definirsi i contorni della catastrofe che, non fatalmente, potrebbe colpire il nostro Passe, stando l’impossibilità da parte dell’Italia di poter arginare e contrastare qualsiasi tipo di shock, ancorché lieve e passeggero.

Senza aggiungere altro a proposito delle precarie condizioni del sistema bancario o dei conti pubblici, che traballano sempre più, possiamo concludere affermando che la situazione è assai pessima, solo per usare un eufemismo.