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(WSI) – Dopo l´uscita di scena di Consorte e del suo vice Sacchetti era inevitabile che l´Opa di Unipol su Bnl venisse sepolta. Alla bisogna ha provveduto, come era giusto, una Banca d´Italia finalmente restituita alle mani di onesti e sperimentati funzionari. Su questo esito non c´erano dubbi, viste le moltissime riserve che, anche da sinistra, erano state sollevate sugli aspetti tecnici e patrimoniali di questa operazione e sulle mille capriole fatte a suo tempo da Consorte e dal suo gruppo per arrivare comunque a mettere le mani sulla Bnl.
Si chiude così, e c´è da sperare definitivamente, una vicenda contorta e che presenta ancora molti tratti oscuri.
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Bisognerà attendere le motivazioni della Banca d´Italia per valutare in pieno che cosa è successo. Ma sin da ora si può anticipare un giudizio. La «nuova» Banca d´Italia ha impiegato un paio di settimane per dare un giudizio negativo, là dove il governatore Fazio-Caligola ha girato in tondo per quasi cinque mesi, probabilmente alla ricerca di qualche espediente per dire sì. Insomma, questo «no» della Banca d´Italia getta altre ombre sulla precedente Banca d´Italia. Ombre che prima o poi andranno chiarite per capire che cosa è davvero successo nell´estate del 2005, nell´estate dei furbetti.
Adesso l´Unipol e le cooperative ribadiranno, probabilmente, la loro intenzione di andare avanti, in qualche modo. Ma si tratterà di una posizione solo di facciata. In realtà, questo «no» fa molto comodo anche ai bravi cooperatori, perché li toglie da una situazione che avrebbe compromesso le finanze del movimento per anni, distogliendoli dal loro lavoro tradizionale e che li avrebbe impegnati nella gestione di una realtà per la quale non sono affatto preparati (qualunque cosa pensasse Consorte).
Il «no» della Banca d´Italia consente alle cooperative di allontanarsi dalla luce dei riflettori e di cercare di capire che cosa erano diventate negli ultimi anni e di rifare ordine in casa propria. Cercando soprattutto di stabilire quali sono le linee di sviluppo del movimento e quali sono i modi per controllare quello che fanno i manager. Insomma, le coop hanno l´occasione, dopo questa clamorosa sbandata, di ripensare se stesse e di fare piani più assennati per il futuro.
Sul tappeto rimane comunque soprattutto un problema Bnl. E il problema sembra non avere molte soluzioni al momento. Nel senso che le carte tornano nelle mani degli spagnoli del Bbva. E´ probabile che ripropongano la loro Opa (azioni Bbva in cambio della maggioranza della Bnl). Di fronte alla riproposta della Opa spagnola dall´Italia potrebbe muoversi qualche Cavaliere Bianco. Nei giorni scorsi si è a lungo parlato addirittura di due Cavalieri: il Monte dei Paschi e il Sanpaolo Imi di Torino.
Tutto è possibile. Ma c´è da notare che la banca di Siena, dopo aver girato per anni intorno alla Bnl con il proposito di conquistarla, alla fine aveva deciso di lasciar perdere, e proprio questo fatto aveva convinto l´Unipol di Consorte a gettarsi nella mischia. Può essere che il Monte riparta all´attacco (magari dietro qualche pressione politica, con il desiderio di portare comunque la Bnl in area «rossa», gol in zona Cesarini). Ma non sembra tanto probabile. Gli uomini di Siena in tutti questi mesi sono stati molto fermi nel dire che la Bnl era fuori dai loro orizzonti, e questo anche quando era sembrato che sarebbe bastato pochissimo (Consorte era già molto avanti nella scalata) per arrivare alla meta.
Il Sanpaolo Imi ha studiato il dossier Bnl, ma non sembra che sia ancora arrivato alla decisione di partire lancia in resta. Un po´ perché la Bnl è stata lì, scalabile, per anni, ma il San Paolo ha sempre fatto capire di avere altro per la testa. E un po´ perché di mezzo ci sono sempre gli spagnoli. Nel caso di un ritorno dell´Opa Bbva l´unico modo corretto per contrastarla è quello di lanciare una contro-Opa, cioè di alzare ancora il prezzo. E a molti analisti già il primo prezzo Bbva per Bnl sembrava alto. E´ difficile che dei prudenti amministratori come quelli del Sanpaolo accettino di farsi trascinare in una specie di asta per conquistare una banca alla quale in verità non sono mai stati interessati.
Al momento, quindi, sembra di capire che la vicenda Bnl possa rientrare nel solco dove si era mossa sin dall´inizio, prima dell´entrata in scena dei furbetti e poi di Consorte e dell´Unipol. Alla fine, tutta questa grande guerra (nella quale si è rovinato anche un po´ dello smalto dei Ds), sarà servita solo a far perdere un sacco di tempo e a far guadagnare un sacco di soldi a un gruppetto di immobiliaristi romani (sempre che le indagini non portino al sequestro delle loro plusvalenze milionarie, in euro).
Per il resto, tutto come prima. Gli equilibri dentro il capitalismo italiano sono quelli di sempre. Supposti poteri forti e poteri deboli stanno tutti al loro posto come prima. E l´unico valore aggiunto che abbiamo ricavato da questa vicenda è che abbiamo scoperto che avevamo un Banca d´Italia affidata a gente inadatta al ruolo e che, in quanto a regole e a buoni costumi finanziari, siamo ancora molto indietro. E, forse, ma ormai lo dicono tutti, abbiamo anche scoperto che più la politica sta lontana da questi affari, meglio è. Per la politica e per gli affari.
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