Una biopsia liquida con un esame del sangue potrebbe permettere di rilevare la presenza di un tumore nelle sue prime fasi, prima ancora della comparsa dei sintomi. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Science questo nuovo metodo ha ottenuto risultati promettenti, essendo riuscito nell’anticipare otto fra i tumori più comuni nel 70% dei mille pazienti che si sono sottoposti al test. Autori della scoperta un team di ricercatori dell’università John Hopkins di Baltimora, nel Maryland guidati da Nicolas Papadopoulos.
Il rilevamento di frammenti di DNA che indicano un tumore in sviluppo è stato tentato più volte da diverse aziende di biotecnologie ma rimane difficile. I ricercatori della John Hopkins hanno deciso di sequenziare solo parti di 16 geni che mutano più spesso in diversi tipi di tumore. Hanno aggiunto otto biomarcatori di proteine caratteristiche di questi tumori. In questo modo è aumentata in modo significativo la sensibilità del test e si è potuto così determinare quale tessuto dell’organismo fosse interessato.
Gli autori hanno chiarito che il tasso di rilevamento variava dal 33% al 98% in base ai tumori. La sensibilità è stata superiore per i tumori a ovaie, fegato, stomaco, pancreas ed esofago, tutti difficili da rilevare precocemente. Il team di ricerca ha depositato un brevetto per questo test, denominato “CancerSEEK“, che costerà meno di 500 dollari.
Lo studio indica tuttavia diversi possibili problemi. Le persone che non hanno un tumore ma che soffrono di malattie infiammatorie come l’artrite potrebbero risultare come falsi positivi. In secondo luogo, “CancerSEEK” potrebbe non essere così efficace nei pazienti senza sintomi i cui tumori più piccoli potrebbero diffondere meno DNA nel sangue. Un altro potenziale problema potrebbe essere il trattamento non necessario e rischioso di alcuni di questi piccoli tumori che non si evolvono e non presentano alcun pericolo.